Reportage

Challenge for collaboration: l’HR nell’era dell’AI, tra potenziamento umano e interconnessione tra funzioni e processi



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La trasformazione tecnologica richiede nuove alleanze: tra persone, ruoli e visioni. Le funzioni del personale sono protagoniste nell’accompagnare questo equilibrio emergente, in cui collaborazione interfunzionale, inclusione generazionale e valori condivisi diventano fondamenta per un’evoluzione sostenibile, in cui il potenziale umano e l’innovazione possono davvero crescere insieme

Pubblicato il 2 lug 2025



HR e AI

In un tempo in cui il cambiamento corre veloce e le imprese sono chiamate a una continua riconfigurazione, la tecnologia – e in particolare l’Intelligenza Artificiale – non è più solo uno strumento operativo, ma un vero e proprio fattore abilitante del cambiamento organizzativo. È quanto emerso con chiarezza durante il SAP HR Connect di Milano, evento dal titolo eloquente: “Challenge for Collaboration”. Un incontro che ha messo al centro il potere trasformativo dell’AI nei processi HR, offrendo uno spaccato concreto di come le aziende stiano già integrando le tecnologie intelligenti per potenziare le capacità umane e generare valore.

Carla Masperi: “L’AI è un alleato strategico, non un sostituto”

“Siamo di fronte a un cambiamento epocale”, ha esordito Carla Masperi, Amministratore Delegato di SAP Italia (nella foto di lancio). L’Intelligenza Artificiale, ha spiegato, non è una tecnologia da temere, ma una risorsa da abbracciare in modo sinergico. “L’AI genera opportunità e ci consente di concentrarci su ciò che facciamo meglio: pensiero strategico, creatività, giudizio etico”.

A questo proposito, ha citato un dato significativo emerso da un report del World Economic Forum: entro la fine dell’anno verranno creati 97 milioni di nuovi posti di lavoro grazie all’AI. “È un dato in controtendenza rispetto alla narrazione dominante”, ha osservato. “Ma ciò che più colpisce è che le competenze più richieste per questi nuovi ruoli sono quelle che migliorano e rafforzano l’interazione uomo-macchina”. Un richiamo forte alla necessità di sviluppare una nuova cultura del lavoro, basata sulla collaborazione tra persone e tecnologie.

E poi c’è un altro aspetto da non sottovalutare: “Se si guarda alle nuove generazioni – ha ribadito – sono molto propense a lavorare per aziende che hanno già introdotto l’AI nei processi aziendali. La generazione Z è nata, sta studiando, imparando e avendo una continua relazione con gli strumenti di AI. Per loro è naturale. E non è un caso che, su un campione di 10mila persone, il 50% abbia dichiarato di sentirsi più sicuro e appagato quando il CV matching è gestito da un algoritmo, perché si sente valutato in modo più oggettivo. Questa percentuale sale al 70% tra chi ha dimestichezza con la tecnologia. L’AI è più vicina, più amica e più affidabile di quanto ancora molti credano”.

Ha poi chiarito che “ci sono ambiti in cui noi, come esseri umani, restiamo insostituibili: la creatività, la capacità di pensare strategicamente integrando più dimensioni e, soprattutto, il giudizio legato alla responsabilità e all’etica”. Allo stesso tempo, ha riconosciuto che l’AI sa già fare meglio di noi alcune attività, anche nel campo HR: “Può analizzare e selezionare CV molto più rapidamente, aiutare a preparare annunci per LinkedIn o individuare all’interno dell’organizzazione i candidati più adatti per nuove posizioni. Sono compiti che l’AI svolge oggi in modo più veloce ed efficiente”.

Punto nevralgico dell’intervento di Carla Masperi un concetto chiave: l’interconnessione. In uno scenario in cui ogni funzione aziendale è chiamata a un bilanciamento continuo – tra produttività e crescita, tra retention e sviluppo – solo un’integrazione fluida dei processi può garantire competitività. In questo quadro, l’AI si evolve da semplice strumento di automazione a rete di agenti intelligenti, capaci di collaborare per risolvere compiti complessi, come l’allocazione dinamica delle risorse o la gestione della supply chain.

Perché ciò accada, servono tre pilastri: applicazioni robuste, una piattaforma dati affidabile e processi in grado di generare output coerenti e fruibili. “SAP – ha concluso Masperi – è in una posizione privilegiata, perché coniuga applicazioni, dati e processi. L’AI può davvero esprimere tutto il suo potenziale solo su basi solide”.

Ian Duthoo: i cinque trend che ridefiniscono l’HR

Con uno stile diretto e internazionale, Ian Duthoo, Chief Revenue Officer di SAP SuccessFactors EMEA, ha guidato la platea in un viaggio tra le tendenze più rilevanti che stanno trasformando il ruolo delle risorse umane a livello globale.

Alla base della sua riflessione c’è il lavoro svolto ogni anno dall’HR Research Team di SAP, che analizza circa 40 fonti specializzate per sei mesi, avvalendosi di strumenti di Intelligenza Artificiale. “Nel 2023 abbiamo raccolto 254 tendenze che abbiamo poi ricondotto a cinque trend chiave. Questo lavoro ci consente di dialogare in modo consapevole con i CHRO e allo stesso tempo orientare le nostre scelte di sviluppo”.

Le cinque tendenze individuate fanno leva su due ruoli strategici e complementari dell’HR: orchestratore, quando ha un impatto diretto sul cambiamento, e navigatore, quando supporta l’organizzazione nell’affrontare scenari incerti.

Tra i temi più urgenti, Duthoo ha richiamato il problema dell’engagement. “Secondo l’ultimo report Gallup, solo il 21% dei dipendenti si dichiara coinvolto. E il calo più drastico riguarda i manager di prima linea”. Una crisi di fiducia acuita da contesti globali instabili e incertezze personali, in cui l’HR deve assumere un ruolo guida. “Serve una leadership capace di spiegare il cambiamento, dare senso alle riorganizzazioni, aiutare le persone a vedere l’AI come un alleato e non una minaccia”.

L’Intelligenza Artificiale è il secondo trend. “L’AI è qui per restare. Non possiamo più limitarci a test o prototipi: serve una visione chiara su ROI e impatto. Un nostro cliente nel settore dei servizi professionali, che ogni anno assume oltre mille neolaureati, ha completamente automatizzato la fase iniziale del recruiting con un bot dotato dell’immagine del CHRO e capace di dialogare in più lingue grazie all’AI. Dopo un anno di sperimentazione, è emerso che nel 99% dei casi il giudizio del bot coincideva con quello dei recruiter umani. A quel punto l’azienda ha deciso di affidare l’intero screening ai sistemi intelligenti, liberando le risorse HR per attività ad alto valore aggiunto, come la selezione di profili senior e la consulenza ai manager”.

Ma c’è anche un tema di percezione: “Il 46% dei dipendenti che usano strumenti di AI considera il tempo risparmiato come proprio, da usare per sé, non per l’azienda. Questo apre un nuovo fronte di dialogo su fiducia, autonomia e benessere”.

Il terzo filone affrontato è quello della transizione verso modelli organizzativi skill-based. “Non è più una teoria. È realtà. Anche in settori come l’industria lattiero-casearia abbiamo aziende che stanno ridefinendo i ruoli sulla base delle competenze, non dei job title”. Una trasformazione che impone un’azione concreta in ambito upskilling e reskilling.

Il quarto trend è il DEI – Diversità, Equità e Inclusione – oggi al centro di un dibattito culturale anche a livello geopolitico. “Il 41% dei dipendenti ritiene che le aziende debbano ancora focalizzarsi su questi aspetti. Non è solo una scelta etica, è una leva per costruire fiducia interna e reputazione esterna”.

Infine, il quinto trend riguarda il lavoro ibrido. “Non esiste una formula perfetta. Alcuni vogliono riportare tutti in ufficio, altri optano per la flessibilità. Ma io credo che l’autonomia sia la chiave. Il 50% dei dipendenti sarebbe disposto a rinunciare a parte dello stipendio pur di decidere dove e come lavorare. E se un’organizzazione mostra fiducia, otterrà fiducia in cambio”.

Paolo Borzacchiello: parole, chimica ed empatia nell’era digitale

Un intervento travolgente e provocatorio, quello di Paolo Borzacchiello, esperto di linguistica applicata e intelligenza comunicativa: “L’Intelligenza Artificiale è furba, ma non è intelligente. Non sa annusare l’adrenalina, né leggere il mix chimico delle emozioni presenti in una stanza”. Borzacchiello ha guidato il pubblico in una riflessione profonda sull’umanità delle parole e sulla responsabilità comunicativa di chi lavora nell’HR.

Con ironia e rigore scientifico, ha spiegato come il contesto, l’ambiente fisico e la postura corporea influenzino il modo in cui il cervello reagisce a uno scambio verbale. “Parlare seduti a una scrivania di vetro attiva nel cervello segnali di fragilità e distanza rispetto a una scrivania di legno. Se vuoi costruire fiducia, ti servono metafore, immagini e ambienti coerenti con la chimica della fiducia”.

Ha introdotto il pubblico all’idea di intelligenza linguistica come leva trasformativa: “Ogni parola è un comando biologico. Produce una reazione chimica. Se dico ‘percorso’, il cervello evoca una strada, un movimento, un’intenzione. Ed è così che si costruisce l’engagement: non con i dati, ma con immagini che attivano l’ossitocina e la serotonina”.

Tra metafore, esperimenti dal vivo e battute sulla comunicazione Corporate, Borzacchiello ha portato alla luce un messaggio potente: “Non si può parlare di wellbeing, fiducia o leadership, se non si conosce l’effetto che le parole hanno sulla fisiologia del nostro interlocutore”.

Ha concluso il suo intervento con una provocazione che ha strappato risate e riflessioni: “Se parlassimo nella vita privata come parliamo in ufficio, la specie umana si sarebbe estinta. L’HR ha un dovere: essere eccellenti nella comunicazione. Perché hanno in mano, ogni giorno, la vita professionale – e non solo – di altre persone”.

Rosalba Agnello: l’AI generativa al servizio delle HR

Infine, la testimonianza di Rosalba Agnello, Head of SAP SuccessFactors in Italia, ha portato il pubblico dentro l’esperienza concreta di SAP nell’implementazione dell’AI generativa nei processi HR. Un percorso iniziato nel 2024, che oggi coinvolge oltre il 50% dei dipendenti in tutto il mondo. “Abbiamo già superato le 5mila interrogazioni al nostro copilot, e i benefici sono tangibili: riduzione dei tempi di selezione, maggiore affidabilità del dato, maggiore trasparenza nei processi”.

Agnello ha ricordato come la transizione non sia stata semplice: resistenze culturali, legame con la carta, timore del cambiamento. Ma grazie a un approccio strutturato, basato su dati, formazione e change management, la nuova cultura digitale si sta radicando. “L’AI ci sostiene. E ci permette di garantire una gestione HR più equa, trasparente e sostenibile”.

Voci dal cambiamento organizzativo

Durante l’evento, hanno portato la propria testimonianza anche diversi leader aziendali, offrendo una panoramica concreta su come l’innovazione, la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale stanno trasformando la gestione delle persone nelle loro organizzazioni.

Tra questi: Cristiano Chiadò Piat, Senior Director People Digital Transformation di Intesa Sanpaolo; Livio Lamparelli, Direttore Risorse Umane di Technoprobe; Emilio Marmiroli, CIO di Magaldi Power; Giuseppe Carrella, CEO BCLAB, presidente del CLUBTI e di WWG; Stefano Fratepietro, Cyber Security Strategic Consultant CEO, Cyberating, Docente di Cyber Sicurezza Unibo; Stefania Merci, HR & Internal Communication Director, Gruppo Urmet; Rudy Morandin, Head of Talent Acquisition & Employer Branding di Pirelli.

Le loro esperienze hanno rafforzato il messaggio della giornata: la collaborazione tra tecnologia e capitale umano è il motore che guida le trasformazioni organizzative più virtuose.

Lavoro, persone e AI: verso nuove forme di collaborazione

Il messaggio dell’evento è chiaro: la sfida dell’Intelligenza Artificiale è innanzitutto una sfida di collaborazione. Non solo tra uomo e macchina, ma tra funzioni aziendali, tra generazioni, tra valori diversi. L’HR, da sempre cuore pulsante del cambiamento organizzativo, sono chiamate a farsi guida di questo nuovo equilibrio, in cui tecnologia e umanità possono – e devono – coesistere.

Perché se è vero che l’AI può elaborare dati e svolgere dei compiti, solo le persone possono costruire senso, fiducia e visione condivisa. Questa è – oggi più che mai – la vera frontiera della leadership.

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