INTERVISTA

BCG: “Così abbiamo colmato il divario generazionale nella nuova divisione dedicata alle startup”



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Matteo Romano, Partner BCG della practice Technology & Digital Advantage, parla dell’importanza di affrontare la distanza di età per garantire un ambiente di lavoro inclusivo ed equo e racconta alcune delle azioni messe in pratica dalla sua azienda

Pubblicato il 5 mar 2024



Divario generazionale

Quanto conta oggi occuparsi del divario generazionale garantendo un ambiente di lavoro inclusivo ed equo per tutte le generazioni presenti in azienda, e perché? È questa la domanda dalla quale siamo partiti incontrando Matteo Romano, Partner BCG della practice Technology & Digital Advantage, che ci racconta anche le azioni che Boston Consulting Group Italia sta mettendo in atto in questa direzione e, in particolar modo, quanto fatto per amalgamare il team del nuovo progetto dedicato alle startup, The Seeds.

Dice dunque Matteo Romano: «Oggi occuparsi del divario generazionale garantendo un ambiente di lavoro inclusivo conta tantissimo, e lo posso dire sia dal punto di vista di BCG, dove abbiamo adottato da tempo policy che garantiscono equità e inclusività, sia riportando l’esperienza con i clienti, che da almeno 10 anni si dimostrano attenti a queste dinamiche. Secondo me, lavorare sull’inclusività è centrale per due motivi: il primo è che lo chiede il mercato dei talenti, le nuove generazioni ormai si aspettano certi approcci; e il secondo è il percorso di consapevolezza interno che le aziende stanno facendo naturalmente. Noi, per esempio, abbiamo creato una divisione che si chiama DEI – Diversity Equity and Inclusion».

Who's Who

Matteo Romano

Partner BCG della practice Technology & Digital Advantage

Matteo Romano

La strategia BCG per superare il divario generazionale in azienda

Come BCG incoraggia lo scambio di conoscenze e competenze tra le diverse generazioni di dipendenti?

«Il modello organizzativo della nostra realtà non prevede tanti livelli gerarchici. Inoltre, negli anni abbiamo sviluppato un modus operandi che vede sin da subito anche le persone più giovani coinvolte e ascoltate. Un esempio pratico: anche un neoassunto, già dai primi giorni in azienda, ha la possibilità di interagire con l’executive. Questo ovviamente favorisce l’apertura di un dialogo anche con le figure apicali in breve tempo. Esiste poi la regola “obligation to dissent” che, a prescindere dal ruolo o dall’età anagrafica, incentiva le persone a far presente quando dissentono su qualcosa. Occupandomi anche di recruiting, ho avuto modo di constatare personalmente che mentre qualche anno fa ciò che rendeva attrattiva un’offerta di lavoro era il salario, i candidati delle nuove generazioni ricercano spesso un ambiente di lavoro più informale e quindi senza barriere, senza gerarchie».

Quello che emerge dalle parole di Romano è che a fare la differenza sia il modello organizzativo di BCG, che agevola lo scambio tra generazioni, al punto che ormai la norma è avere team di lavoro estremamente eterogenei per fasce di età. Team che poi si confrontano tra loro favorendo lo scambio di conoscenze.

«Tipicamente i più senior mettono a fattor comune la loro esperienza sulle modalità di lavoro che hanno adottato e sviluppato negli anni, invece chi è più giovane porta un punto di vista diverso. Non mancano poi le attività di team building che favoriscono le interazioni anche a livello più personale, in un contesto informale fuori dall’ufficio».

The Seeds, la divisione BCG dedicata alle startup a prova di divario generazionale

Perché questo progetto rappresenta un nuovo tassello nella visione inclusiva di BCG?

«Da un’analisi interna, ci siamo accorti che negli ultimi tre anni circa una settantina dei nostri ex colleghi (gli alumni BCG, ndr) sono andati a lavorare in startup – ne hanno fondata una, o sono andati a lavorare in fondi di Ventur Capital. Questo ha reso evidente che si trattasse di un tema di interesse. Da lì abbiamo creato un’iniziativa interna per aprire più tavoli di lavoro e impegnarci maggiormente con tutto l’ecosistema imprenditoriale. Così, un paio di anni fa, nasce The Seeds, iniziativa di Boston Consulting Group che punta a collaborare con le startup partendo dallo scouting delle realtà più promettenti in Italia. Come da nostra abitudine il team di 40 nuove persone coinvolte nel progetto rappresenta più fasce generazionali. Una nuova palestra dunque dove creare connessioni tra diverse esperienze e modi di affrontare le cose».

Un progetto per aiutare la collaborazione tra senior e giovani talenti

Avete programmato qualche attività per aiutare i membri del team a diventare sempre più connessi e superare eventuali divari generazionali?

«Di regola, quando abbiamo un progetto nuovo, ci chiediamo sempre se internamente abbiamo le competenze, i contenuti e tutto quello che serve. Ed è questo quello che abbiamo fatto, soprattutto il primo anno, nel progetto The Seeds. In questo secondo anno ci siamo anche chiesti se il nostro modo di fare comunicazione, verso i clienti, verso i talenti da assumere e anche tra noi, fosse quello giusto. Ovviamente la risposta è che se punti a un mercato totalmente diverso da quello che è il tuo standard, che per BCG significa avere a che fare con grandi imprese, probabilmente deve cambiare anche il tuo modo di comunicare», racconta il manager.

Ed è in questo contesto che si sviluppa la partnership con Hotpot, la startup guidata da un team di ragazzi e ragazze che ama definirsi spicy (piccante) e che si pone come obiettivo quello di “far parlare i senior con i giovani”.

«Hotpot ci ha presentato qualcosa di diverso − spiega Matteo Romano −. In pratica è stato sviluppato un percorso in due parti: prima una caccia al tesoro con tutto il team di The Seeds, per fare interagire persone con seniority e ruoli diversi. A seguire è stata organizzata la presentazione di una selezione di startup con un momento di networking che ci ha permesso di conoscere personalmente i fondatori in maniera informale e diretta. Non escludo in futuro di voler replicare un’attività di team building come quella della caccia al tesoro in divisioni diverse da quella dedicata alle startup».

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