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Grandi Dimissioni, le conseguenze sulla strategia di comunicazione aziendale



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Le organizzazioni devono comprendere e rispondere alle esigenze dei lavoratori per evitare che lascino l’impiego in modo silenzioso. A richiedere un maggiore coinvolgimento sono i giovani, poco disposti a scendere a compromessi. Un dialogo empatico e l’engagement dei manager sono due driver fondamentali per migliorare l’esperienza dei dipendenti, in presenza e da remoto

Pubblicato il 11 ott 2023

Antonio Matera

Regional Vice President, Sales Content Services di OpenText



Grandi dimissioni

Si è scritto molto in merito al cosiddetto Quiet Quitting, ma cosa significano queste due parole? La risposta è semplice: il fenomeno del Quiet Quitting è il risultato di una disaffezione professionale che può essere legata all’incapacità delle aziende di saper coinvolgere i talenti. Vale la pena notare che “Quiet Quitting” è un nome nuovo per un fenomeno già conosciuto. Infatti, la conversazione era iniziata nel 2021 con la Great Resignation (Grandi Dimissioni): i dipendenti non vogliono più sacrificarsi per il proprio impiego, anzi cercano sempre di più di bilanciare vita privata e lavoro.

Si tratta di un trend che sta colpendo tutti i settori industriali e che ha riacceso il dibattito sul ruolo del lavoro nella vita quotidiana e sull’importanza di stabilire dei limiti. Nel contesto economico e politico di oggi, infatti, le aziende devono saper comprendere e rispondere alle necessità dei lavoratori per evitare che questi decidano di abbandonare la nave “silenziosamente”, a causa della frustrazione. Il fenomeno è diventato popolare nell’estate 2022, con l’hashtag #quietquitting lanciato su TikTok.

Un recente sondaggio di Gallup ha rilevato che i “Quiet Quitters” rappresentano almeno la metà della forza lavoro statunitense. In Italia la situazione è peggiore: la piattaforma EdTech Twenix, in un recente whitepaper sul tema, ha attribuito all’Italia ha la maglia nera europea per disaffezione professionale (evidenziando anche che chi vuole cambiare lavoro ha scarse competenze: il 52% degli intervistati totali non è in grado di sostenere una conversazione in inglese).

Gli studi effettuati sul fenomeno non mostrano un cambiamento significativo nel modo in cui i lavoratori percepiscono il lavoro negli ultimi anni, suggerendo che il quiet quitting non sia una novità assoluta.

Dall’altra parte, i dati mostrano un cambio di rotta significativo tra i lavoratori più giovani: Millenials e Gen Z non sono disposti a scendere a compromessi e chiedono sempre di più che siano le aziende ad andare incontro alle loro esigenze. Queste generazioni sembrano voler ridimensionare e correggere l’idea che la professione e la carriera definiscano il valore personale. Il superlavoro viene completamente bandito e questo rispecchia l’insoddisfazione di tanti dipendenti che non vedono più possibilità di crescita nella realtà dove lavorano e che, anche per questo, non sono più disposti ad accettare condizioni penalizzanti.

“È chiaro che il Quiet Quitting è un sintomo di cattiva gestione – scrive Gallup, raccomandando ai dirigenti aziendali di impegnarsi di più nella comunicazione con i propri collaboratori -. I manager devono imparare a conversare di più con i dipendenti, per aiutarli a ridurre la disaffezione e il burnout”. Secondo la società di ricerca, il requisito e l’abitudine migliore da sviluppare per i manager di successo è avere un confronto con i dipendenti di 15-30 minuti ogni settimana.

Grandi Dimissioni, quali conseguenze per le aziende?

Cosa comporta il fenomeno per le aziende? La base del coinvolgimento dei dipendenti risiede nella comunicazione empatica, tanto che gli studi rivelano che è più probabile raggiungere i giovani attraverso comunicazioni coinvolgenti. Una ricerca Gallup dimostra infatti che:

  • i lavoratori più giovani che ritengono che qualcuno si preoccupi per loro e incoraggi la loro crescita in azienda, e che pensano di avere ancora la possibilità di imparare sono diminuiti almeno del 10% tra il 2019 e il 2022;
  • tra chi lavora da remoto o in modalità ibrida, i giovani che riconoscono che qualcuno incoraggia la loro crescita sono diminuiti del 12%;
  • tra chi lavora da remoto o in modalità ibrida, meno di 4 giovani su 10 hanno un’idea chiara di cosa si aspetta l’azienda da loro.

È evidente quindi che le aziende hanno molto lavoro da fare relativamente alla capacità di coinvolgimento dei manager, in primis assicurandosi che questi abbiano tutti gli strumenti per alleggerire il morale dei team, soprattutto nell’ambiente “ibrido” creatosi post pandemia.

In questo senso, coloro che si occupano di comunicazione svolgono un ruolo essenziale per quanto riguarda il coinvolgimento e la cultura aziendale: comunicazioni ponderate ed empatiche contribuiscono ad aumentare il senso di responsabilità e collaborazione, ma soprattutto aiutano i dipendenti a capire come il loro lavoro contribuisca agli obiettivi finali dell’azienda. In effetti, la Customer Experience comincia proprio con i dipendenti e la comunicazione può aprire la strada al miglioramento dell’esperienza.

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