«Avete mai notato che gli assistenti vocali, basati sull’Intelligenza Artificiale, come Goolge Assistant, hanno sempre come genere di default quello femminile? Ma non solo, per molti di questi anche i nomi rimandano a figure di donne, come Alexa, Cortana (ispirato al personaggio femminile del videogame “Halo”, una ragazza celebre per il suo sex appeal), Siri (nome norvegese che significa “bella vittoria” o “consigliera di bella vittoria”). E in altri casi, come l’assistente Anna di Ikea o il robot umanoide Sophia, diventato presto un caso mediatico, anche l’aspetto è quello di una donna. O ancora, avete mai provato a chiedere a un’AI in grado di creare immagini di restituirvi quella di un “boss” o di un assistente? Con buone probabilità, nel primo caso vi ritroverete una figura maschile e nel secondo una figura femminile».
REPORTAGE
“Progettare l’AI senza gender bias”, Laura Andina e gli stereotipi dietro gli assistenti vocali
Cos’hanno in comune gli assistenti vocali di cui i nostri telefoni, computer, case e luoghi di servizio sono dotati? Spesso hanno di default voci femminili e nomi di donne, e non ci facciamo sufficiente caso. È da qui che è partita la riflessione della Lead Product Manager di Sourceful durante la Codemotion Conference 2023

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