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Frontiere della leadership: guidare con “leggerezza” per generare autorevolezza



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Un approccio più autentico e umano alla gestione delle persone può creare connessione, ridurre lo stress, facilitare la comunicazione. La leggerezza, se ben calibrata, diventa uno strumento relazionale capace di trasformare il clima di lavoro e migliorare la qualità delle relazioni professionali

Pubblicato il 25 giu 2025

Andrea Bertinotti

Managing Partner di Be Projects, Azienda Associata AISM

Piero Villa

Managing Partner di Be Projects, Azienda Associata AISM



Frontiere della leadership

Alle nuove frontiere della leadership si arriva spesso passando da sentieri inaspettati. Non solo attraverso modelli organizzativi evoluti, tecnologie abilitanti o competenze strategiche, ma anche – e sempre di più – grazie a dimensioni umane, relazionali, perfino emotive.

Tra queste, ce n’è una che resta troppo spesso ai margini del dibattito manageriale: l’umorismo.

Sì, ridere. Sorridere. Alleggerire. In un contesto in cui si tende a premiare la serietà e la produttività, portare leggerezza può sembrare fuori luogo. E invece, è proprio l’umorismo che può rivelarsi una delle leve più potenti – e meno esplorate – per guidare con autenticità, costruire fiducia e rafforzare l’autorevolezza. Una leva che può trasformare il clima organizzativo e aprire nuove possibilità, proprio là dove finisce la gestione tradizionale e iniziano le frontiere della leadership.

Quando la risata si spegne: una curva che ci riguarda

“Hai riso ieri?” A questa semplice domanda, posta a più di mille persone negli Stati Uniti, la maggior parte degli under 20 ha risposto “Sì”. Ma col passaggio alla vita lavorativa, la curva si inverte: il “No” diventa la risposta dominante.

La “curva della risata” cala con l’età, e con essa – forse – la nostra capacità di alleggerire, relativizzare, connetterci. Solo dopo gli 80 anni, la risata torna a farsi strada. In Italia, dove la speranza di vita è più alta che negli USA, questo ritorno è almeno statisticamente più probabile.

Ma la domanda è: davvero dobbiamo aspettare la pensione per tornare a ridere?

L’umorismo come leva relazionale nelle nuove frontiere della leadership

La risposta è no. L’umorismo – se usato con consapevolezza – non è mai frivolo. È uno strumento relazionale potente, capace di creare connessioni, abbassare le difese, generare fiducia e affrontare situazioni complesse con maggiore umanità.

Non è la leadership che serve all’umorismo, ma l’umorismo che può sostenere e potenziare l’arte di guidare. Un leader che sa far sorridere – nel momento e nel modo giusto – può fare una differenza reale nella vita di un team.

E aprire una strada concreta, efficace e sostenibile tra le più sottovalutate frontiere della leadership.

Ridere fa bene (anche al cervello): neurochimica della connessione

Quando ridiamo, rilasciamo endorfine, riduciamo i livelli di cortisolo e produciamo dopamina, ovvero le molecole del piacere, della connessione e del benessere.
Ridere è un atto potente: unisce i benefici della meditazione, dell’attività fisica e della relazione affettiva, tutto in un gesto spontaneo e spesso contagioso.

Nel contesto delle organizzazioni, questo significa una cosa semplice ma profonda: un ambiente che ride è un ambiente che funziona meglio.

Frontiere della leadership situazionale: quando l’umorismo incontra il contesto

L’umorismo, come la leadership, è situazionale. Non può prescindere dal contesto, dal momento, dalla relazione e dalla cultura aziendale. Una battuta può rafforzare o rompere un equilibrio. Una leggerezza può essere accolta come segno di prossimità o come superficialità.

Serve empatia, intuito, sensibilità. Serve conoscere bene le persone che si guidano.
E serve saper leggere il clima prima ancora di intervenire con parole e gesti.

Umorismo buono, umorismo cattivo: ciò che il leader dovrebbe sapere

Non tutto l’umorismo è utile alla leadership. Esiste un umorismo “buono” – affiliativo, generativo, autoironico – che crea legame, complicità e fiducia. Ed esiste un umorismo “cattivo” – aggressivo, sarcastico o autolesionista – che umilia, ferisce o ridicolizza.

Un buon leader sa distinguere e scegliere.
Un esempio virtuoso? Il manager che, ricevendo un report, afferma con un sorriso: “Il mio difetto? Una leggera ossessione per i dettagli…”.
Un esempio negativo? Il capo che usa l’ironia per zittire o sminuire un collega durante una riunione.

Cultura organizzativa e umorismo: una barriera da superare per aprire nuove frontiere

Anche il miglior leader può trovare difficile usare l’umorismo in un’organizzazione che non lo consente. Abbiamo visto aziende dove un corso coinvolgente e ricco di risate veniva giudicato “inappropriato” dalla direzione, perché il divertimento era considerato inconciliabile con la formazione.

Eppure oggi le organizzazioni che vogliono evolvere e innovare sanno che un clima sereno, autentico e positivo è essenziale. E che aprirsi all’umorismo è un passo fondamentale per varcare le frontiere della leadership culturale e trasformativa.

Leadership vulnerabile e umorismo come strumento di prossimità

L’umorismo non solo crea prossimità, ma umanizza la gerarchia. Abbatte le barriere, rende i capi più accessibili e genera un senso di comunanza. È collegato al cosiddetto pratfall effect: tendiamo ad apprezzare di più le persone competenti che sanno mostrarsi imperfette.

What is the Pratfall Effect? #Leadership #LeadershipDevelopment #AdmitMistakes #shorts

Quando un leader mostra i propri limiti con ironia, senza perdere autorevolezza, guadagna fiducia.
Un collaboratore, parlando del suo responsabile, ha detto: “Mi fido di lui perché parla come una persona normale”. Questa è leadership autentica. Questa è una delle frontiere più evolute dell’intelligenza relazionale.

Le condizioni per far funzionare l’umorismo nella leadership

L’umorismo non è una tecnica da manuale, né uno stile da cabaret.
Funziona quando è:

  • autentico
  • rispettoso
  • situato nel contesto giusto
  • coerente con il ruolo
  • non autocelebrativo

E soprattutto funziona quando lascia spazio anche agli altri per rispondere con umorismo, creando un clima reciproco.
Non è un’arma, ma una possibilità. E come tutte le possibilità, va coltivata con intelligenza, misura e attenzione.

Una lezione sulla leadership anche dal Papa

Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha accolto in Vaticano un gruppo di comici, dicendo: “La gioia apre alla condivisione ed è il miglior antidoto all’egoismo e all’individualismo. Ridere aiuta a rompere le barriere sociali, a creare connessione tra le persone”.

Ha poi citato San Tommaso Moro: “Dammi, Signore, il senso dell’umorismo”.

Se persino il Papa riconosce il valore trasformativo del ridere, possiamo davvero continuare a ignorarlo nei luoghi dove passiamo gran parte della nostra vita?

L’umorismo come passaggio chiave verso le frontiere della leadership

In conclusione, forse non potremo cambiare la curva della risata a livello globale.
Ma possiamo rendere il lavoro più vivibile, più aperto, più sano. Possiamo creare luoghi dove la competenza si sposa con l’umanità, e dove l’autorevolezza si rafforza anche attraverso un sorriso.

E così, con leggerezza e consapevolezza, possiamo davvero esplorare – ogni giorno – le nuove frontiere della leadership.

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