Alle nuove frontiere della leadership si arriva spesso passando da sentieri inaspettati. Non solo attraverso modelli organizzativi evoluti, tecnologie abilitanti o competenze strategiche, ma anche – e sempre di più – grazie a dimensioni umane, relazionali, perfino emotive.
Tra queste, ce n’è una che resta troppo spesso ai margini del dibattito manageriale: l’umorismo.
Sì, ridere. Sorridere. Alleggerire. In un contesto in cui si tende a premiare la serietà e la produttività, portare leggerezza può sembrare fuori luogo. E invece, è proprio l’umorismo che può rivelarsi una delle leve più potenti – e meno esplorate – per guidare con autenticità, costruire fiducia e rafforzare l’autorevolezza. Una leva che può trasformare il clima organizzativo e aprire nuove possibilità, proprio là dove finisce la gestione tradizionale e iniziano le frontiere della leadership.
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Quando la risata si spegne: una curva che ci riguarda
“Hai riso ieri?” A questa semplice domanda, posta a più di mille persone negli Stati Uniti, la maggior parte degli under 20 ha risposto “Sì”. Ma col passaggio alla vita lavorativa, la curva si inverte: il “No” diventa la risposta dominante.
La “curva della risata” cala con l’età, e con essa – forse – la nostra capacità di alleggerire, relativizzare, connetterci. Solo dopo gli 80 anni, la risata torna a farsi strada. In Italia, dove la speranza di vita è più alta che negli USA, questo ritorno è almeno statisticamente più probabile.
Ma la domanda è: davvero dobbiamo aspettare la pensione per tornare a ridere?
L’umorismo come leva relazionale nelle nuove frontiere della leadership
La risposta è no. L’umorismo – se usato con consapevolezza – non è mai frivolo. È uno strumento relazionale potente, capace di creare connessioni, abbassare le difese, generare fiducia e affrontare situazioni complesse con maggiore umanità.
Non è la leadership che serve all’umorismo, ma l’umorismo che può sostenere e potenziare l’arte di guidare. Un leader che sa far sorridere – nel momento e nel modo giusto – può fare una differenza reale nella vita di un team.
E aprire una strada concreta, efficace e sostenibile tra le più sottovalutate frontiere della leadership.
Ridere fa bene (anche al cervello): neurochimica della connessione
Quando ridiamo, rilasciamo endorfine, riduciamo i livelli di cortisolo e produciamo dopamina, ovvero le molecole del piacere, della connessione e del benessere.
Ridere è un atto potente: unisce i benefici della meditazione, dell’attività fisica e della relazione affettiva, tutto in un gesto spontaneo e spesso contagioso.
Nel contesto delle organizzazioni, questo significa una cosa semplice ma profonda: un ambiente che ride è un ambiente che funziona meglio.
Frontiere della leadership situazionale: quando l’umorismo incontra il contesto
L’umorismo, come la leadership, è situazionale. Non può prescindere dal contesto, dal momento, dalla relazione e dalla cultura aziendale. Una battuta può rafforzare o rompere un equilibrio. Una leggerezza può essere accolta come segno di prossimità o come superficialità.
Serve empatia, intuito, sensibilità. Serve conoscere bene le persone che si guidano.
E serve saper leggere il clima prima ancora di intervenire con parole e gesti.
Umorismo buono, umorismo cattivo: ciò che il leader dovrebbe sapere
Non tutto l’umorismo è utile alla leadership. Esiste un umorismo “buono” – affiliativo, generativo, autoironico – che crea legame, complicità e fiducia. Ed esiste un umorismo “cattivo” – aggressivo, sarcastico o autolesionista – che umilia, ferisce o ridicolizza.
Un buon leader sa distinguere e scegliere.
Un esempio virtuoso? Il manager che, ricevendo un report, afferma con un sorriso: “Il mio difetto? Una leggera ossessione per i dettagli…”.
Un esempio negativo? Il capo che usa l’ironia per zittire o sminuire un collega durante una riunione.
Cultura organizzativa e umorismo: una barriera da superare per aprire nuove frontiere
Anche il miglior leader può trovare difficile usare l’umorismo in un’organizzazione che non lo consente. Abbiamo visto aziende dove un corso coinvolgente e ricco di risate veniva giudicato “inappropriato” dalla direzione, perché il divertimento era considerato inconciliabile con la formazione.
Eppure oggi le organizzazioni che vogliono evolvere e innovare sanno che un clima sereno, autentico e positivo è essenziale. E che aprirsi all’umorismo è un passo fondamentale per varcare le frontiere della leadership culturale e trasformativa.
Leadership vulnerabile e umorismo come strumento di prossimità
L’umorismo non solo crea prossimità, ma umanizza la gerarchia. Abbatte le barriere, rende i capi più accessibili e genera un senso di comunanza. È collegato al cosiddetto pratfall effect: tendiamo ad apprezzare di più le persone competenti che sanno mostrarsi imperfette.
Quando un leader mostra i propri limiti con ironia, senza perdere autorevolezza, guadagna fiducia.
Un collaboratore, parlando del suo responsabile, ha detto: “Mi fido di lui perché parla come una persona normale”. Questa è leadership autentica. Questa è una delle frontiere più evolute dell’intelligenza relazionale.
Le condizioni per far funzionare l’umorismo nella leadership
L’umorismo non è una tecnica da manuale, né uno stile da cabaret.
Funziona quando è:
- autentico
- rispettoso
- situato nel contesto giusto
- coerente con il ruolo
- non autocelebrativo
E soprattutto funziona quando lascia spazio anche agli altri per rispondere con umorismo, creando un clima reciproco.
Non è un’arma, ma una possibilità. E come tutte le possibilità, va coltivata con intelligenza, misura e attenzione.
Una lezione sulla leadership anche dal Papa
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha accolto in Vaticano un gruppo di comici, dicendo: “La gioia apre alla condivisione ed è il miglior antidoto all’egoismo e all’individualismo. Ridere aiuta a rompere le barriere sociali, a creare connessione tra le persone”.
Ha poi citato San Tommaso Moro: “Dammi, Signore, il senso dell’umorismo”.
Se persino il Papa riconosce il valore trasformativo del ridere, possiamo davvero continuare a ignorarlo nei luoghi dove passiamo gran parte della nostra vita?
L’umorismo come passaggio chiave verso le frontiere della leadership
In conclusione, forse non potremo cambiare la curva della risata a livello globale.
Ma possiamo rendere il lavoro più vivibile, più aperto, più sano. Possiamo creare luoghi dove la competenza si sposa con l’umanità, e dove l’autorevolezza si rafforza anche attraverso un sorriso.
E così, con leggerezza e consapevolezza, possiamo davvero esplorare – ogni giorno – le nuove frontiere della leadership.