Smart Working

Business center 3.0: lo spazio di lavoro come leva strategica del business

C’era una volta l’ufficio, oggi si chiamano workplace. I business center di ultima generazione sono l’ultima frontiera di uno sviluppo costruttivo che rispecchia un’evoluzione culturale nei tempi e nei modi di lavorare. Ciò che davvero crea valore è un melting pot di skill e competenze da cui si possono generare nuove opportunità di collaborazione e sinergie

Pubblicato il 03 Ott 2016

business-center-160930190150.jpg

I Business Center 3.0 sono hub polifunzionali dove le organizzazioni e le persone che ne fanno parte reinventano lo spazio, allargando il perimetro della collaborazione e della condivisione. È così che spesso si porta in azienda valore aggiunto.

La produttività individuale e aziendale, infatti, sono profondamente cambiate da quando sono arrivati personal computer, smartphone e tablet che hanno permesso alle persone di rimanere connesse e proattive praticamente sempre e ovunque.

Le nuove tecnologie digitali non sono neutre e condizionano produttività, scelte spaziali e uso del tempo in ufficio e a casa. Il cambiamento del modo di lavorare impatta sulle strutture delle aziende, sulla formazione degli addetti, sul patrimonio immobiliare e sulla creazione di nuovi spazi di lavoro.

Il concetto di ufficio di proprietà progressivamente si va a sostituire a favore di nuovi ambienti finalizzati al coworking e, soprattutto, al networking. Fare rete, infatti, sta diventando un asset del business.

Dall’ufficio allo spazio di lavoro, ecco cosa sta cambiando

Di fatto oggi è impossibile separare il posto di lavoro dai più vasti cambiamenti sociali e culturali che l’innovazione digitale ha portato a tutti i livelli della nostra società. Il risultato è che si sta osservando una sorta di frammentazione dell’organizzazione aziendale, con nuove logiche e nuove policy organizzative. Dagli uffici gerarchici e ad alveare tradizionali che, di fatto, soffocavano la collaborazione, oggi la cultura aziendale è profondamente cambiata anche perché le persone sempre più sensibili e aperte all’uso delle tecnologie e a nuove dimensioni di socializzazione. La terza piattaforma, preconizzata dagli analisti, sta diventando un modello di riferimento per tutti.

Gli spazi ufficio si conformano per supportare lo Smart working, aiutando le aziende a fare affari in un’era fatta di servizi e applicazioni che vivono una dimensione bimodale, ovvero off line e on line. La complessità dei progetti richiede specializzazioni diverse e comporta la necessità di lavorare sempre più spesso in gruppo, il che si traduce in una maggiore integrazione anche dei ruoli professionali destinati a collaborare per raggiungere obiettivi comuni di business. Dipendenti, collaboratori e spesso clienti diventano a tutti gli effetti dei partner che lavorano a obiettivi condivisi. Non a caso la tendenza è di riprogettare gli spazi in modo da favorire lo scambio di idee e suggerimenti: sale riunioni, sale caffè, salotti e salottini, anticamere che diventano ambienti in condivisione, attrezzati di sedie e pouf, panchine e persino gomitoli, ovvero scocche per fare call senza invadere gli ambienti open space.

I vantaggi di lavorare in un hub polifunzionale

Le nuove linee guida per la progettazione degli spazi ufficio, infatti, suggeriscono di creare ambienti sempre più simili a degli ecosistemi. I dictat 3.0 sono favorire il movimento delle persone e delle idee, stimolando la conversazione informale e il piacere di lavorare. Al di là degli uffici chiusi, che devono garantire il massimo livello di riservatezza, e delle sale riunioni per occasioni formali e/o allargate a partner, fornitori, colleghi e clienti, la circolazione interna deve, nei limite del possibile, essere periferica ai cosiddetti quartieri di lavoro, in modo da evitare disturbi alle attività lavorative che richiedono concentrazione ma, nello stesso tempo, generare opportunità per tutte le interazioni informali.

Dal punto di vista architettonico si cerca di potenziare per quantità e varietà le aree di incontro, di ristoro e di relax. Il concetto è quello di impostare diversi spazi addetti al riuso, finalizzati a una flessibilità che consente di offrire al bisogno nuove destinazioni e nuove dimensioni di collaborazione e di scambio, dal tetto terrazzato al giardino, dalla caffetteria senza personale di servizio alla lounge bar, dalle sale discussioni insonorizzate alle hall mutuate dalle Hotellerie. In caso di necessità, le sale riunioni, le sale progetto e una parte delle aree di incontro, essendo cablate nello stesso modo degli altri posti di lavoro operativi, possono così essere utilizzate come aree di espansione temporanea.

Denominatore comune di tutto questo nuovo modo di progettare? Il fatto che questo tipo di uffici sono in affitto e, spesso, in condivisione, con un livello di personalizzazione ottimale. Invece di offrire ambienti coordinati e identici in modalità seriale, offrono una serie di di postazioni a combinazione variabile, declinati in uffici direzionali o spazi di coworking, lab o meeting room, open space e uffici mono o pluripostazione, aree di lavoro e di accoglienza, corner, sale eventi, aule per convegni e meeting.

I business center 3.0 come nuovi ecosistemi di networking

È così che il mondo del lavoro dall’ufficio tradizionale abbraccia forme più evolute di team building che danno vita a business club, executive club e membership club. Le nuove strutture, infatti, sono improntate ai principi della cultura collaborativa e della condivisione e, in questo, offrono un valore aggiunto insostituibile (cocreazione) per chi cerca un ambiente dinamico e attivo nel quale fare impresa e fare rete, entrando in contatto con persone di esperienze e background diversi, scambiandosi idee e opportunità che favoriscono la crescita del business. Ciò che davvero crea valore, infatti, è un melting pot di skill e competenze da cui si possono generare nuove opportunità di collaborazione e sinergie.

I Business Center 3.0, insomma, dedicano parecchie risorse alla creazione di un vero e proprio ecosistema per tutti i suoi ospiti, con l’idea di associare ai vantaggi economici degli spazi condivisi il valore aggiunto della generazione di legami interaziendali con attività di comunicazione social, iniziative di condivisione, eventi periodici, aperitivi di meeting e altro ancora. Se le tecologie mobile hanno reso liquido il confine tra vita privata e vita professionale, infatti, nel job journey ben vegano momenti di svago e di relax. E tra un aperitivo e un evento, un pranzo di lavoro e una riunione possono moltiplicarsi occasioni di conoscenza e di scambio da cui si generano nuove occasioni a supporto del business.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati