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Quiet Thriving: cos’è la nuova tendenza HR che spinge a riaccendere la passione verso il proprio lavoro



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Per affrontare la vita lavorativa serve un approccio positivo. È questo che parrebbe essere il nuovo trend sul luogo di lavoro che prende il nome di Quiet Thriving. Cerchiamo di capire di cosa si tratta e quanto si possa effettivamente metterlo in pratica

Pubblicato il 3 mar 2023



Quiet Thriving

“Quiet”. È questa la parola d’ordine che caratterizza gli ultimi trend HR che “silenziosamente” si diffondono nelle organizzazioni. Così, saltando dal Quiet Quitting al Quiet Hiring, siamo appena atterrati sul Quiet Thriving.

A guardare singolarmente tutte queste tendenze sembrerebbe che l’una si diverta a rovesciare l’altra per svelare un’unica grande realtà: il mondo del lavoro è in pieno subbuglio. Un subbuglio che riflette le reazioni intense, e a volte scomposte, della gente difronte agli eventi dirompenti degli ultimissimi anni − pandemia, guerra, inflazione, crisi energetica, negazione dei diritti, crisi ambientale −.

Tranne la Great Resignation, che già dal nome roboante incute un certo timore nelle imprese alle quali è toccato fare i conti con tassi di turnover schizzati alle stelle e mancanza di competenze, tutto il resto però sembra quasi fatto in punta di piedi. Da chi è disposto al compromesso “abbandono ma non mollo” (Quiet Quitting), a chi si sussurra l’ennesima chimera “se sei bravo e dai di più di quanto dovresti vedrai che verrai premiato, vedrai” (Quiet Hiring), ed ora arriva anche chi si carica dicendosi “aiutati che dio ti aiuta” (Quiet Thriving). Perché se si tratta, dicono, di una tendenza emergente a reagire positivamente, a non farsi sopraffare trovando da soli un proprio equilibrio che stimoli ad affrontare la quotidianità lavorativa e a far riemergere la passione per la propria attività, a volerlo guardare in maniera più schietta e senza filtri, il Quiet Thriving non è altro che il tentativo in extremis che un lavoratore disilluso, stressato e demotivato, può mettere in atto per provare ad alzarsi al mattino abbozzando un sorriso e continuare a dare il meglio di sé.

Quiet Thriving, l’anti Quiet Quitting

A portare sotto i riflettori il Quiet Thriving, che tradotto dal verbo “to thrive” sta per “prosperare silenziosamente”, è stata la psicoterapeuta Lelsey Alderman che ha coniato il termine diffondendolo poi attraverso un articolo pubblicato sul Washington Post.

Lelsey Alderman sostiene che se si è frustrati al lavoro fare il minimo indispensabile non è l’unica risposta, e il Quiet Thriving potrebbe invece essere la strada giusta da percorrere. Abbracciare il Quiet Thriving significa infatti intraprendere azioni specifiche e cambiamenti mentali che aiutano a sentirsi più coinvolti nel lavoro. Perché perseguire con il Quiet Quitting, l’”abbandono silenzioso” appunto, potrebbe non solo penalizzare l’azienda che non ci gratifica, ma anche fare del male a se stessi, considerando che i pensieri negativi generano ulteriore stress, trascinando in un circolo vizioso.

Certo, così esposto il concetto è del tutto condivisibile. La Alderman si spinge ancora oltre dando alcuni pratici consigli per prosperare “silenziosamente”. Tuttavia viene spontaneo chiedersi fino a quando una persona dovrà e riuscirà a trovare in se stessa la spinta per andare avanti positivamente quando l’ambiente attorno resta tossico? Sino a quando questa fantastica bolla mentale di cui la Alderman dispensa il manuale delle istruzioni sarà in grado di reggere per poi esplodere fragorosamente rompendo quel silenzioso prosperare?

Ad ogni modo, tentar di dare luce alla propria vita lavorativa, considerando anche quanto tempo ad essa viene dedicato, certo male non farà, e qualcuno potrà anche trovare i consigli della psicoterapeuta risolutivi della propria situazione, così noi ci impegniamo qui a trasmetterli.

I consigli per prosperare silenziosamente sul lavoro

Sono 10 i suggerimenti di Lelsey Alderman per perseguire il Quiet Thriving, vediamoli dunque brevemente insieme.

  1. Sostieni le tue ragioni. Le persone tendono a sentirsi meglio quando agiscono. Trova qualcosa che è importante per te e parla con il tuo manager in modo amichevole e collaborativo per apportare un cambiamento. Ad esempio? Meeting più brevi e flessibilità oraria. Se non vieni accontentato chiedi che ti si dia una spiegazione.
  2. Trova una cosa da amare o da apprezzare. I nostri cervelli sono progettati per soffermarsi su ciò che va storto invece che su cosa va bene. Concentrati dunque su ciò che ti piace del tuo lavoro.
  3. Crea il tuo lavoro. Ossia amplifica la parte che ti dà pi soddisfazione, come entrare in gruppi interni all’azienda che si impegnano a diffondere la D&I la sostenibilità ambientale in ufficio. Prova a lanciarti anche in qualcosa che non fa parte del tuo lavoro, come essere una risorsa per i nuovi dipendenti, ciò renderebbe le tue giornate più significative.
  4. Coltiva un migliore amico al lavoro. Una ricerca di Gallup afferma che i dipendenti che hanno un amico stretto sul lavoro hanno molte più probabilità di innovare, sentirsi coinvolti e divertirsi a lavoro.
  5. Stabilisci le intenzioni. Imposta intenzioni positive giornaliere, settimanali o annuali per te stesso.
  6. Unisciti a un gruppo. Se ti senti un estraneo sul posto di lavoro, cerca o avvia un gruppo di colleghi che la pensano allo stesso modo.
  7. Stabilisci dei limiti. Allontana il rischio burnout stabilendo dei limiti. Se lavori da remoto, concediti una scadenza precisa.
  8. Inserisci pause divertenti. Prendersi anche solo 10 minuti per fare qualcosa di piacevole può aiutare a essere più produttivo in seguito.
  9. Fai una lista dei risultati. Potenzia te stesso. Rivedi e aggiorna la tua lista settimanalmente.
  10. Chiedi consiglio a un esperto. Se ti senti intrappolato, escluso o pronto a smettere, chiedi consiglio a un mentore fidato, un consulente per la carriera, un coach per i dipendenti o un terapista specializzato in sfide professionali. Un esperto può aiutarti a disegnare un piano di miglioramento del lavoro o una strategia per cambiare lavoro. I posti di lavoro sono ancora abbondanti così come le opportunità di cambiamento. Non c’è bisogno di essere infelici al lavoro.

Ecco, forse l’ultimo consiglio è quello che condividiamo di più: se non ti trovi bene, se senti che le tue energie sono intrappolate in un vicolo cieco, prova a cambiare. Non è facile e può essere rischioso, ma vale la pena provare.

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