Policy organizzative

Coronavirus: cosa possono fare le imprese per tutelare i dipendenti (e tutelarsi)?

Momenti come quello che sta vivendo il nostro Paese sono certamente critici. La speranza è che almeno costituiscano per le aziende un’occasione per analizzare la propria struttura organizzativa e perfezionare, anche tramite l’implementazione delle più opportune policy, la loro reattività agli eventi imprevisti

Pubblicato il 27 Feb 2020

Carlo Majer

Co-Managing Partner, studio legale Littler

Edgardo Ratti

Co-Managing Partner, studio legale Littler

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Anche l’Italia è stata colpita dall’emergenza Coronavirus, con ricadute anche sul mondo del lavoro e sulle organizzazioni del nostro Paese. Come sappiamo, ogni datore di lavoro è per legge tenuto ad adottare, con il medico del lavoro, tutte le misure protettive e preventive necessarie per mettere i lavoratori in condizione di svolgere in modo sicuro il loro lavoro.

Le aziende italiane che operano in Cina o in zone “a rischio” dovrebbero adottare policy di risk management (dalla sospensione dei viaggi da e per le zone coinvolte, alla cancellazione della partecipazione alle fiere di settore), per ridurre i rischi di esposizione, e intrattenere un dialogo costante con il Ministero della Salute per verificare che non ci siano problematiche di manipolazione dei materiali provenienti dalla Cina.

Quanto alle sedi italiane, occorre fare una ditinzione. Quelle ubicate nella zona “rossa”, ovvero nella zone ritenuta più pericolosa in termini di diffusione del Coronavirus, dovrebbero essere momentaneamente chiuse (a esclusione di quelle che erogano servizi essenziali e di pubblica utilità), mentre per le altre il proseguimento dell’attività deve essere soggetto ad alcune accortezze, tra cui incentivare lo Smart Working e il ricorso a mezzi di trasporto alternativi a quelli pubblici, etc.

Altro elemento fondamentale per la prevenzione e la tutela della salute dei dipendenti, è fornire ai dipendenti un’adeguata informativa circa i modelli comportamentali da seguire sul luogo di lavoro (ad esempio, lavarsi spesso le mani, disinfettare le superfici delle scrivanie, evitare contatti con persone a rischio o addirittura sospette di avere contratto il virus, etc.). Andrà invece definito un piano più strutturato nel caso in cui uno o più lavoratori presentino sintomi compatibili con quelli del Coronavirus: in questo caso il datore di lavoro ha innanzitutto l’onere di contattare i servizi sanitari segnalando il caso sospetto e di prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare l’eventuale diffusione del virus, tra cui anche un’eventuale sospensione dal servizio del lavoratore, per cui sussiste il sospetto di contagiato. In questi frangenti, l’operato aziendale dovrà essere ispirato anche ai principi di non discriminazione e di tutela della privacy dei lavoratori.

Quali sono le ricadute del Coronavirus sulle organizzazioni?

I problemi non finiscono qui: l’epidemia ha anche rallentato, e in alcuni casi addirittura fermato, la produzione nel nostro Paese. Che cosa possono fare, in tale caso, le aziende colpite?

Per quanto riguarda la gestione del personale, non si può che rimandare alla disciplina degli ammortizzatori sociali tra cui ha un ruolo preminente la Cassa Integrazione Guadagni che serve proprio per affrontare situazioni transitorie di crisi produttiva, e quindi occupazionale, evitando i licenziamenti.

Altro paio di maniche sono invece le complesse questioni di ordine commerciale e contrattuale che potrebbero sorgere con i clienti a causa dell’impossibilità di tante aziende di fare fronte agli ordinativi pattuiti. Poco male (dal mero punto di vista legale si intende) laddove i contratti contengano la clausola di force majeure, in forza della quale è esclusa la responsabilità risarcitoria dell’azienda colpita, per l’appunto, dall’evento di forza maggiore. Se così non fosse, le aziende colpite potrebbero comunque invocare il principio di impossibilità sopravvenuta della prestazione per causa non riferibile a loro ma è ovvio che, in tale caso, potrebbero sorgere contestazioni e non si potrebbero escludere contenziosi.

Momenti come questo sono certamente critici ma ci si augura che almeno costituiscano per le aziende un’occasione per analizzare la propria struttura organizzativa e perfezionare, anche tramite l’implementazione delle più opportune policy, la propria reattività rispetto agli eventi imprevisti che, in un mondo globalizzato, non potranno ahinoi che essere sempre meno eccezionali.

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