Lavoro & Wellbeing

Combinare lavoro e benessere delle persone in azienda per “curare” il burnout

Di tutte le componenti del benessere di una persona, il Career Wellbeing è quello che conta di più, rileva un sondaggio Gallup. In pratica, se ci piace quello che facciamo, ci teniamo al riparo da stress e demotivazione. Un obiettivo che si raggiunge grazie a team leader che costruiscono per i dipendenti delle esperienze di lavoro capaci di valorizzare talenti e passioni

Pubblicato il 13 Set 2022

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Coniugare lavoro e benessere del dipendente è la soluzione vincente per prevenire e curare la sindrome da burnout: una Work Experience positiva incide da 2,5 a 3 volte di più sul benessere generale della persona rispetto al semplice numero di ore in cui lavora. Lo rileva un’analisi condotta da Gallup incrociando i dati di diversi sondaggi e panel statistici condotti negli ultimi anni a livello globale sul burnout tra i dipendenti. La qualità conta più della quantità: se il lavoro è sinonimo di dovere e fatica, contrapposto a piacere e relax, il burnout è sempre dietro l’angolo.

Per proteggere il benessere del dipendente possono certamente aiutare qualche giorno di pausa o il diritto alla disconnessione, ma non è detto che si curi così il burnout. La tesi centrale di Gallup è che le persone vogliono lavorare, perché il lavoro è fondamentale per garantire il loro benessere. Il punto è “quale” lavoro, fatto in che modo o con chi. Ed è compito di una buona leadership costruire la migliore Work Experience possibile, che si traduce in wellbeing dei dipendenti.

Le cinque forme del wellbeing per curare il burnout

Il burnout non è un fenomeno nuovo, ma il contesto attuale ne ridefinisce i contorni e indirizza in modo nuovo le riflessioni sul wellbeing.

Gallup ha individuato cinque forme di benessere: professionale, relazionale, economico, fisico, sociale. Si tratta di: Career Wellbeing (il nostro lavoro ci piace), Social Wellbeing (siamo soddisfatti delle nostre relazioni personali e amicizie), Financial Wellbeing (non abbiamo problemi economici). Physical Wellbeing (la nostra salute è buona) e Community Wellbeing (ci piace vivere nella città e nel quartiere in cui stiamo).

È il Career Wellbeing ad avere l’impatto più forte sul benessere generale della persona: chi ama il proprio lavoro ha il doppio delle probabilità di essere felice rispetto a chi ha un lavoro che demoralizza. Purtroppo nei sondaggi solo il 20% dei dipendenti “è pienamente d’accordo” con l’affermazione “Mi piace quello che faccio”.

Quando il lavoro è un peso

L’Europa, stando alle evidenze di uno studio recente, non sembra spiccare per benessere dei dipendenti. Secondo lo State of the Global Workplace: 2022 Reportdi Gallup, infatti, solo il 14% dei dipendenti europei si sente “engaged” rispetto al lavoro, ben sette punti percentuali al di sotto della media globale (21%) e con 19 punti di distanza dai Paesi in testa alla classifica, Usa e Canada (33%). Se il “World Happiness Report 2022” dello stesso analista colloca in Europa gli otto Paesi del mondo dove le persone si sentono più felici, c’è da pensare che questa felicità è raggiunta solo quando non lavoriamo.

Il problema di un lavoro poco soddisfacente è quello di frenare la crescita sia della persona che dell’azienda. Per questo da anni si insiste sull’importanza della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti in progetti percepiti come interessanti.

Gallup ha rilevato che i dipendenti demotivati e stressati hanno 2,6 più probabilità di lasciare l’azienda. Anche senza arrivare a questo estremo, le persone vittime del burnout sono il 13% meno sicure di sé e hanno il 50% di probabilità in meno di parlare con i loro manager di obiettivi e prestazioni. Banalmente, perdono interesse e ambizione.

Per curare il burnout serve…un manager

Le cause principali di burnout rilevate da Gallup sono: trattamento iniquo, carico di lavoro ingestibile, scarsa chiarezza sul proprio ruolo e mancanza di comunicazione e supporto da parte del manager. È quest’ultima, però, la causa primaria – potremmo dire il peccato originale -. I dati di Gallup suggeriscono che nella maggior parte dei casi di burnout di un lavoratore è mancato il bravo leader.

Un buon manager, infatti, aiuta il dipendente a trovare il compito che più lo appassiona e che ha senso per lui. Sa osservare e valorizzare le personalità e i talenti di ciascuno e far leva sulle passioni dei singoli per unire la loro gratificazione con la crescita dell’impresa. Può anche cercare di capire quali sono gli elementi percepiti come più pesanti nel lavoro e proporre modi per ridurne l’impatto, come una diversa organizzazione o uno strumento digitale che facilita i compiti. La creatività e la sensibilità del manager possono fare molto per il wellbeing delle persone come base per il successo dell’azienda.

Curare il burnout: vademecum per i leader

In “Wellbeing at work”, uno dei titoli pubblicati da Gallup e a firma di Jim Clifton e Jim Harter, viene fornita una guida per i manager per migliorare il Career Wellbeing, e quindi il benessere generale, delle loro persone. Ecco i quattro punti salienti.

Assicurarsi che ognuno in azienda sia consapevole dei propri elementi di forza

Il manager può usare una strategia basata sulle capacità per progettare una Employee Experience – dall’attrazione all’assunzione all’onboarding fino alla formazione – che punti a una cultura della crescita professionale e personale.

Licenziare i manager che vessano i dipendenti

Nessuna organizzazione dovrebbe tollerare dirigenti che vanno oltre il limite del rispetto della persona, abusando del loro tempo, delle loro energie, della loro buona volontà e calpestando la loro sfera personale. Negli organigrammi delle aziende odierne, alle prese con la fame di talenti, “i cattivi manager sono il primo elemento di rischio”, scrivono gli esperti di Gallup.

Organizzare una formazione ad hoc per i manager perché possano cambiare il loro approccio da “capo” a “guida” (nei termini di Gallup, “from boss to coach”)

Per arrivare ad avere dei team dalle super-prestazioni, il viaggio inizia con l’upskilling dei manager, affinché diventino esperti nel capire le persone, prosegue col fissare obiettivi chiari e col fornire un feedback continuo.

Rendere il wellbeing parte del progetto di sviluppo professionale delle persone

Al tavolo del manager ci si siede per discutere anche di benessere, non solo di un aumento di stipendio e dei possibili percorsi di carriera. Questa è la nuova mentalità: si instaura un rapporto di fiducia tra leader e team e “si sogna in grande insieme”, mettendo nella lista dei desideri i valori più importanti che fanno sentire bene le persone e stimolano la passione per quello che fanno tutti i giorni.

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