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Garantire l’accessibilità digitale: così le aziende sono compliant, inclusive e attrattive



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Cresce l’attenzione per l’accessibilità dei servizi digitali, sulla spinta di normative stringenti a livello europeo e italiano. Va maturando al tempo stesso una nuova sensibilità delle organizzazioni, che intravedono l’opportunità per migliorare la loro attrattività verso i talenti e l’engagement delle nuove generazioni. Ci accompagnano nell’analisi del fenomeno gli esperti di Unguess   

Pubblicato il 13 lug 2023



Accessibilità digitale: concept diversità e inclusione. Figurine colorate su sfondo nero.
Immagine di Vitalii Vodolazskyi da Shutterstock

Un’organizzazione che scelga una strategia basata sui principi della Diversity, Equity & Inclusion (DE&I) è sulla buona strada per creare un ambiente di lavoro soddisfacente, coinvolgente per i propri dipendenti e che, al tempo stesso, risulterà attraente per i clienti.

Parte integrante di questa strategia, capace di rafforzare l’employer branding, è l’attenzione a realizzare servizi e prodotti digitali davvero accessibili a tutti, dove ognuno si senta accolto, rispettato e supportato. L’accessibilità digitale è, infatti, un aspetto sempre più centrale se si pensa alla pervasività delle tecnologie odierne e considerando che un miliardo di persone a livello mondiale (il 15%) e 80 milioni di europei hanno una qualche forma di disabilità (Fonte: OMS).

Secondo i dati Istat, in Italia ci sono oltre 3 milioni di disabili, circa il 5,2% della popolazione, un valore sottovalutato che non include le disabilità temporanee e gli effetti dell’età sulla capacità di utilizzare il web e i prodotti digitali.

L’ONU parla per la prima volta di accessibilità all’inizio degli anni 2000, ponendo la necessità di promuovere e assicurare il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani e di garantire pari opportunità per le persone con disabilità (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità). Questa assunzione va tradotta nella necessità di ripensare i prodotti tecnologici in termini di accessibilità digitale.

Nuove leggi che richiedono la conformità aziendale in tutti i settori, sia privati sia pubblici, sono state emanate in tutto il mondo, in particolare nell’area europea (European Accessibility Act), dove la vita si allunga e si pone il tema di un web orientato alle persone anziane che preveda, ad esempio, accorgimenti per facilitare la lettura.

Questa prospettiva tenderà ad ampliarsi nei prossimi anni e a configurarsi come un’opportunità economica, mentre la questione etica diventa centrale per un numero crescente di aziende.

Accessibilità digitale nelle organizzazioni, fra compliance e inclusione

«Molte realtà si muovono per obbligo e per evitare le sanzioni, ma le aziende più lungimiranti puntano sull’inclusività e sull’accessibilità digitale principalmente per ragioni etiche ma anche come un’opportunità di business», sottolinea Alessandro Caliandro, Head of UX di Unguess, ricordando che la consapevolezza e la conoscenza del tema della disabilità stanno aumentando: «Anche gli sviluppatori iniziano a interessarsi a queste tematiche, così come i reparti HR si preoccupano che le informazioni siano accessibili per tutti, all’interno e all’esterno dell’azienda». L’accessibilità digitale è percepita, inoltre, come un modo per aumentare la brand reputation, attrarre talenti e coinvolgere collaboratori delle nuove generazioni, sempre più interessate a lavorare in un’azienda inclusiva.

Who's Who

Alessandro Caliandro

Head of UX di Unguess

Alessandro Caliandro

Soprattutto all’indomani dell’emergenza sanitaria da Covid-19, con l’apertura del mercato a livello globale grazie all’affermarsi di forme di lavoro come lo Smart Working o il Telelavoro, sono sempre più le persone a selezionare le aziende dove vogliono lavorare, ribaltando il paradigma precedente.

In tal senso, l’attenzione di un’organizzazione a tematiche come l’inclusività e la sostenibilità risulta spesso determinante nella scelta di un lavoratore. «Un vantaggio per le aziende più piccole che difficilmente possono essere competitive a livello di remunerazione», commenta Caliandro.

L’aumento di consapevolezza e di sensibilità delle organizzazioni è andato di pari passo con la conoscenza delle norme che nel frattempo si sono diffuse. A livello internazionale, il regolamento Web Content Accessibility Guidelines – WCAG 2.1 (la pubblicazione della versione 2.2 è prevista per il 2023), che stabilisce lo standard per i requisiti di accessibilità del web nella maggior parte dei paesi del mondo, è basato, in estrema sintesi, su quattro principi di base:

  1. Percepibilità, ossia chiunque deve essere in grado di percepire componenti e oggetti dell’interfaccia utente. Pensiamo a uno screen reader che deve poter rendere percepibile ogni elemento anche per persone non vedenti.
  2. Utilizzabilità, vale a dire la possibilità per tutti di interagire con le interfacce, ad esempio, garantendo la navigazione tramite tastiera, per chi non ha la possibilità di utilizzare un mouse
  3. Comprensibilità di tutti gli elementi web, dunque le informazioni e le operazioni devono essere leggibili, intuitive e prevedibili, ed è necessario aiutare gli utenti a evitare errori, fornendo istruzioni e suggerimenti.
  4. Robustezza, ossia tutto il codice deve essere adeguatamente solido a livello tecnico, per essere interpretato in modo affidabile anche dalle tecnologie assistive.

Gli standard UE di accessibilità del web, ispirati a WCAG, sono definiti nei documenti WAD (2016) e UNI CEI EN 301549 (2021) e rappresentano il riferimento che i governi usano per le loro leggi sull’accessibilità digitale. Lo European Accessibility Act del 2019 rafforza i requisiti già esistenti e, a partire dal 2025, sarà applicato a tutti i prodotti digitali sul mercato. In Italia, la regolamentazione precedente è stata di conseguenza adeguata in attuazione della legge europea. Il DL 76/2020 ha esteso l’applicazione della normativa in materia di accessibilità, in vigore per le pubbliche amministrazioni da novembre 2022, a tutti gli operatori economici che dovranno adeguarsi entro giugno 2025.

I rischi della non compliance

Un’azienda che non renda i propri prodotti accessibili secondo gli standard definiti non è esposta solo ai rischi legali, che in Italia comportano penali fino al 5% del fatturato. Corre altresì rischi come:

  • non essere un’azienda ad alte prestazioni, caratterizzata, secondo una ricerca di Fortune 100, da l’inclusione della disabilità come parte di una strategia globale di diversità;
  • essere ancorata al passato, visto che il design accessibile è per sua natura flessibile e le caratteristiche di accessibilità nei prodotti digitali possono spesso risolvere molti problemi imprevisti;
  • perdere una quota elevata di mercato, stimato di quasi 7 trilioni di dollari a livello mondiale, in aumento con l’avanzare dell’età media della popolazione.

Per tutte queste ragioni le organizzazioni hanno molte buone ragioni per iniziare prima possibile ad apportare le modifiche necessarie per rendere accessibili i propri prodotti digitali.

Un percorso facilitato verso l’accessibilità digitale

Un’organizzazione che consideri l’accessibilità digitale come parte integrante della propria strategia DE&I, potrà accelerarne l’attuazione con il supporto di partner come Unguess, che aiutano le imprese a colmare eventuali gap etici e normativi e supportano la creazione di soluzioni digitali capaci di mettere al centro l’utente, per favorire la piena partecipazione di tutte le persone e prevenire discriminazioni sulla base dell’identità o della disabilità. Unguess mette, infatti, a disposizione:

  • esame dell’accessibilità dei prodotti digitali da parte di esperti di accessibilità ICT, per verificare la compliance alle ultime linee guida WCAG;
  • correzione dei prodotti una volta comprese le barriere di accessibilità per le persone con disabilità che ancora permangono;
  • crowdtesting di accessibilità eseguiti da utenti con disabilità ed esperti di accessibilità ICT per garantire che il prodotto digitale sia conforme alle normative WCAG;
  • attività di formazione rivolte ai team UX e di design dell’organizzazione cliente per metterli in grado di progettare prodotti digitali accessibili e adattare quelli già esistenti.
   
   

 

 

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