GLOSSARIO HR

Quittok: le dimissioni in diretta social, una nuova tendenza HR da non sottovalutare



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Da TikTok, dopo il Quiet Quitting, arriva una pratica che vede Gen Z e Millennials condividere il momento in cui si comunica di voler lasciare il lavoro. Si tratta di un fenomeno che potrebbe avere impatti non trascurabili sulla reputazione delle aziende e che riflette la spinta dei giovani a parlare liberamente delle esperienze negative…

Pubblicato il 12 apr 2023



Quittok

La Great Resignation non si ferma, e va online. Ecco Quittok, la nuova tendenza su TikTok di riprendere live il momento delle dimissioni condividendo con tutta la platea dei propri follower, e oltre, motivazioni, ansie, paure, ma anche un fortissimo senso di liberazione. La vera domanda ora è quanto si diffonderà (anche in Italia) e quanto si deve alzare il livello di attenzione per le Direzioni HR di tutte le aziende.

Quittok e l’operazione trasparenza

Che già da diversi anni il web stia contribuendo ad alimentare una “operazione trasparenza” nei confronti degli ambienti di lavoro lo si vede chiaramente. Un esempio su tutti è la piattaforma di annunci di lavoro Glassdoor che mette a disposizione degli utenti un ampio database di recensioni sulle aziende e sui propri superiori rilasciate in forma anonima da impiegati ed ex impiegati.

Ora, forse più che propriamente una “operazione trasparenza”, ad animare i Quittoker c’è più semplicemente la spinta a voler condividere un momento della propria vita, che corrisponde al momento lavorativo delle dimissioni, infrangendo il tabù sul silenzio dell’esprimere pubblicamente giudizi negativi verso le aziende dove si è prestato lavorato pur rischiando di apparire come un soggetto “pericoloso” agli occhi del prossimo potenziale datore di lavoro, perché è questa la verità, almeno sino ad ora. Oggi però i giovani, ma non solo quelli della Gen Z poiché alcuni tra i più noti Quittoker, vedremo sotto, sono Millennial, hanno meno timore di raccontare pubblicamente le proprie esperienze lavorative negative, anzi, condividerne ansie e paure diventa quasi catartico, e, cosa altrettanto importante da tenere in considerazione, concepiscono il lavoro semplicemente come una parte della propria vita, e non la vita stessa, che è poi il grande squarcio di consapevolezza avvenuto durante l’esperienza della pandemia. In questa nuova visione, le dimissioni diventano uno dei tranche de vie, più o meno importanti, da raccontare.

A pensarci bene era quasi naturale: quanto ancora sarebbe stato possibile aspettare prima che le generazioni dei nativi digitali, abituati a condividere ogni cosa sui social, mettessero in piazza, o meglio in rete, anche l’addio a quel posto di lavoro tossico, che non porta felicità, senza possibilità di crescita, mal pagato, e in generale per cui non vale più la pena spendere un minuto oltre del proprio tempo e energie? Ecco, magari non si tratta di un’operazione trasparenza in senso stretto, però sono evidenti le potenziali ripercussioni negative che possono avere una manciata di secondi di clip #Quittok sul livello di employer branding di un’azienda.

Cos’è Quittok, storia di un hashtag che sta facendo tendenza

Come il Quiet Quitting, anche il Quittok nasce sul social network TikTok come hashtag per taggare post che rientrano nella sfera lavorativa. Nel caso specifico l’hashtag #Quittok indica un post nel quale l’utente mostra in diretta il momento delle proprie dimissioni, che siano via e-mail, consegnando a mano la lettera, via video-call.

Il primo post della serie #Quittok che ha scatenato gli utenti del social network, come racconta dettagliatamente la Bbc, è stata una clip pubblicata nel luglio 2021 da un gruppo di dipendenti di una nota catena internazionale di fast-food che avevano deciso di dimettersi tutti insieme contemporaneamente durante il turno di lavoro comunicandolo su un foglio scritto a penna “Everyone quit. We are closed”, diventato virale in pochissimo tempo e fonte di ispirazione trasformandosi in tendenza. La filiale “era gestita da adolescenti ed era uno spazio di lavoro terribile” ha commentato la clip sul social uno dei protagonisti.

A fare salire il picco del trend ci hanno pensato due Millennial Christina Zumbo, 31 anni ed ex impiegata del governo australiano, e Marisa Jo Mayes, 29enne dell’Arizona e ex dipendente presso un’azienda di dispositivi medici.

La clip di Christina Zumbo, “Quit my job with me”, riprende il momento in cui la (ex) dipendente, carica di ansia, clicca sul pulsante “Invia” alla e-mail di dimissioni e attende la videochiamata dal suo capo. Con oltre 53mila “Mi piace” e quasi 3mila commenti, Christina Zumbo ha raccontato alla Bbc: “Ho deciso di condividere questo viaggio online perché semplicemente non se ne parla abbastanza. Non avevo idea che così tante persone avrebbero visto, raccontato e condiviso le proprie storie, o la loro paura di lasciare l’attuale posto di lavoro, o il loro forte desiderio di fare quello che ho fatto io”.

Nella sua clip, che ha superato i 200.000 Mi piace, Marisa Jo Mayes mostra i momenti di tensione che precedono una telefonata con il suo capo, e il sollievo subito dopo la comunicazione. “Avevo una bella busta paga, viaggiavo e lavoravo con alcuni dei più grandi nomi del settore, ma ero completamente infelice”, ha dichiarato alla Bbc spiegando anche: “Non è stata davvero una decisione consapevole quella di realizzare un video, perché era solo qualcosa che faceva parte della mia routine. Avevo condiviso gran parte del mio viaggio di sviluppo personale, quindi mi è sembrato una cosa naturale da condividere, dal momento che è stato un evento di vita così importante”.

Proviamo dunque a immaginare cosa potrebbe significare per l’employer branding delle aziende un numero incontrollato di persone che da una parte all’altra del globo si rimbalzano video e commenti evidenziandone criticità tali da indurre alle dimissioni dei propri dipendenti. La speranza, a questo punto, è che le organizzazioni non reagiscano passivamente attendendo che col tempo anche questa tendenza vada sfumando, ma che il Quittok possa indurre a una riflessione più approfondita sulla gestione del proprio capitale umano.

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