Strategie

L’addio al telelavoro di Yahoo

Stop al remote working. I dipendenti devono tornare in sede “perché la collaborazione e la comunicazione saranno sempre più importanti”

Pubblicato il 01 Mar 2013

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Con una decisione che ha fatto certamente discutere, il CEO di Yahoo Marissa Mayer ha deciso di dire addio al telelavoro per i propri dipendenti.

Nell’innovativa Silicon Valley, dove si lavora dovunque e in qualsiasi ora, dove si circola per gli uffici in skateboard, dove le barriere fisiche degli uffici sono state infrante – in quella Silicon Valley una delle aziende di punta dice no: adesso si cambia.

Un ritorno al passato? L’evidenza che il telelavoro non funziona? Che il lavoro, per essere tale, va fatto comunque in ufficio? Difficile dirlo. Certo è che Marissa Mayer (classe 1975, ex dirigente di punta di Google, assunta come CEO di Yahoo quando era incinta) ha messo sottosopra la vita di centinaia di dipendenti che avevano optato per il telelavoro e che si trovano ora nelle condizione di adeguarsi alle nuove direttive o di licenziarsi.

I motivi
Ma quali sono i motivi di questo dietrofront? In un memo inviato dal capo del personale ai dipendenti, si scrive che “per far diventare Yahoo il miglior posto dove lavorare, la collaborazione e la comunicazione saranno importanti e quindi dovremo lavorare fianco a fianco. Ecco perché dobbiamo tutti essere presenti in ufficio. Alcune delle migliore decisioni arrivano dalle discussioni in corridoio o davanti alla macchinetta del caffè, incontrando nuove persone o con meeting improvvisati”.

Secondo alcune fonti della stampa americana, la decisione di Marissa Mayer deriva (anche) da altri fattori: sono troppi i dipendenti Yahoo che lavorano da remoto (rispetto ad esempio a Google o Facebook); molti di questi non sono produttivi; di fronte alla scelta se andare in ufficio o licenziarsi, molti sceglieranno la seconda ipotesi assecondando quindi la strategia di ridurre i costi e alleggerire la struttura.

Al di là delle motivazioni reali, fa riflettere comunque un passaggio della comunicazione ufficiale (benché riservata): “la collaborazione e la comunicazione saranno importanti e quindi dovremo lavorare fianco a fianco”. La presenza fisica è quindi un presupposto per migliorare collaborazione e comunicazione? Ma le tecnologie non dovevano aiutare a migliorare la “collaboration” in azienda e fuori?

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