Il lavoro che cambia

Smart Working oltre la pandemia: i dipendenti si aspettano un futuro all’insegna della flessibilità

Lo studio “Workforce of the Future” di Cisco conferma che la rivoluzione Smart Working è qui per restare. L’87% degli italiani chiede di continuare con il lavoro agile – scegliendo liberamente quando e quanto lavorare da casa e in ufficio -. Per farlo servono omogeneità negli strumenti di collaboration e più formazione sulle competenze digitali per essere produttivi

Pubblicato il 17 Nov 2020

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Dopo le prime difficoltà di adattamento, i nuovi smart worker (oltre 6 milioni solo in Italia) hanno imparato ad apprezzare i benefici del lavoro agile. È quanto emerge dallo studio “Workforce of the Future” di Cisco, condotto su un campione di 10mila intervistati in 12 Paesi dell’Europa, Medio Oriente e Russia (Emear) in aziende fino a 500 dipendenti. E ora i nuovi remote worker non vogliono più rinunciare all’autonomia inaspettatamente acquisita: ben l’87%, sia in Italia sia a livello Emear (Europe, Middle East, Africa e Russia), chiede un futuro flessibile, in cui scegliere liberamente quando e quanto lavorare da casa e in ufficio, aspirando a un mix tra lavoro in presenza e lavoro a distanza.

Per il 2021 la “workforce” vorrebbe dunque mantenere gli aspetti positivi che sono emersi quest’anno dal nuovo modo di lavorare: oggi il 62% degli italiani (66% in Emear) ne apprezza di più i vantaggi, soprattutto l’autonomia (65% in Italia – 63% in Emear) e il poter lavorare con team distribuiti (66%). Cresce più lentamente la fiducia dei manager nei propri team, al 33% in Italia e al 39% a livello Emear.

Smart Working: più produttività e tempo per sé

I vantaggi indicati riguardano la possibilità di conciliare meglio la vita lavorativa con quella personale, con il 61% degli italiani che dichiara di aver fatto più esercizio fisico tutti i giorni e il 48% che vorrebbe continuare a non spostarsi per lavoro per utilizzare il tempo guadagnato per essere più produttivo. Quindi maggiore produttività e conciliazione dei tempi sarebbero i principali effetti delle nuove condizioni di lavoro, che stanno impattando sulle abitudini quotidiane.

«La ricerca dice che non si torna più indietro», commenta Michele Dalmazzoni, Collaboration and Industry Digitization Leader, Cisco Emear South. «Certo non in questo modo rigido imposto dalla pandemia, ma in termini flessibili. Le aziende stanno ripensando gli spazi di lavoro, un nuovo workplace ibrido tra chi è in presenza e chi partecipa a riunioni da remoto. Ci si sta focalizzando su come abilitare i remote worker con tutti gli strumenti di collaborazione possibili e ci si chiede se sia sempre necessario andare dall’altra parte del mondo per fare un collaudo, quando si possono usare tool di realtà aumentata abilitati dalle piattaforme digitali. Insomma, a tutti i livelli si sta scoprendo che c’è un modo per fare le cose anche a distanza e le potenzialità delle piattaforme collaborative stanno avendo un impatto sociale enorme».

Collaborazione e competenze

I dipendenti chiedono tecnologie di collaborazione e competenze digitali perché la flessibilità “ibrida” diventi normalità. Se fossero Ceo per un giorno, infatti, darebbero priorità all’integrazione di metodologie di comunicazione e collaborazione. Secondo l’83% degli italiani (78% Emear), le aziende dovrebbero fornire la medesima tecnologia a casa e in ufficio, visto che durante il lockdown hanno apprezzato la capacità di collaborare in modo efficiente, pur non trovandosi nella stessa stanza (66%).

Le persone al centro della rivoluzione Smart Working

Eppure, interviene Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia, «colpisce che, nonostante le aspettative siano molto elevate, non tutti abbiano fiducia nel fatto che vengano accolte dal datore di lavoro: il 41% degli intervistati pensa che il suo datore, dopo la pandemia, non adotterà un’organizzazione del lavoro ibrida e il 33% non sa rispondere al riguardo. Gli intervistati ci parlano di benefici importanti, di desiderio di autonomia, di essere protagonisti del proprio lavoro. Con le tecnologie giuste, con le competenze necessarie, con la fiducia si può cambiare il mondo del lavoro, mettendo al centro davvero le persone in modo che siano più soddisfatte e produttive».

Futuro ibrido tra casa e ufficio

In particolare, per il 2021 i dipendenti chiedono di investire in tecnologie che permettano di essere più produttivi (42% Italia, 39% Emear), di dotare gli uffici di sensoristica e strumenti digitali che rendano più sicuro lo spazio di lavoro da un punto di vista sanitario (31% Italia, 38% Emear), di aumentare la formazione per lo sviluppo competenze digitali (allineati sul 30% Italia ed Emear) e di potenziare la sicurezza informatica (allineati sul 30% Italia ed Emear).

«Lo sforzo oggi è anche di digitalizzare gli spazi fisici per creare riunioni e aule sincrone sempre più efficaci, con un mix di dispositivi hardware e applicazioni software. Lo sforzo di Cisco», conclude Dalmazzoni, «è di rendere le esperienze in remoto 10 volte più efficaci di quelle in presenza con un formato blended. Siamo soddisfatti delle aule ibride attivate al Politecnico di Milano e alla Luiss di Roma già da questa estate, dove gli studenti dietro lo schermo si sentono in aula con il professore che si muove e scrive alla lavagna e chi è in classe interagisce facilmente con chi è in remoto, visualizzabile in 3D come fosse lì presente».

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