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Valorizzazione digitale delle competenze con microcredenziali e blockchain: sfide e opportunità per il Sistema Italia



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Gli strumenti che consentono di dare visibilità alle conoscenze e alle skill acquisite in contesti sia formali sia informali mettono le aziende nella condizione di prendere decisioni strategiche informate e livello Paese di raggiungere gli obiettivi europei di apprendimento permanente e occupabilità

Pubblicato il Feb 9, 2024

Monica Trippodo

Responsabile Ricerca&Sviluppo, IQC



microcredenziali

Le nuove tecnologie della blockchain si profilano come un catalizzatore di opportunità per valorizzare l’ampio capitale immateriale di competenze del Sistema Italia.

In concomitanza con l’Anno Europeo delle Competenze, occorre affrontare con decisione le questioni chiave legate all’innovazione tecnologica, all’evoluzione del panorama lavorativo e al ruolo che hanno gli strumenti che monitorano e certificano le competenze acquisite, per ottimizzarne la valorizzazione per tutte le parti interessate.

Il contesto attuale, caratterizzato da una rapida accelerazione dell’innovazione tecnologica e dalla trasformazione dinamica dei processi produttivi, richiede risposte concrete alle mutazioni in atto.

Per quanto riguarda l’acquisizione e lo sviluppo delle competenze, oggi si parla sempre di più di Lifelong Learning. Questa nuova dimensione dell’apprendimento e del lavoro si configura come un continuo susseguirsi di molteplici opportunità formative, richiedendo approcci flessibili e adattabili.

Perché adottare un modello basato sulle micro-credenziali

È necessario considerare l’importanza delle microcredenziali e degli standard aperti per raggiungere gli obiettivi europei di apprendimento permanente e occupabilità. Le micro-credenziali consentono di dare visibilità alle conoscenze e alle competenze acquisite in contesti sia formali sia informali, contribuendo così a rendere più inclusiva la formazione fornita da vari attori in diversi contesti. Si tratta di uno strumento che, quindi, favorisce anche la riduzione delle disuguaglianze attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative, allineate alle sfide attuali.

Questo orientamento, sostenuto anche dalla Comunità Europea attraverso la Raccomandazione del 16/06/2022, mira a garantire una maggiore spendibilità individuale e una migliore tracciabilità da parte di aziende e organizzazioni. In questo contesto, il modello di rappresentazione delle informazioni e le tecnologie impiegate giocano un ruolo cruciale nel dare forma a quel patrimonio di saperi, conoscenze e abilità che in Italia ci sono, ma che fanno fatica ad emergere concretamente sul mercato a causa dell’assenza di linguaggi armonizzati.

A livello Nazionale con la finalità di definire standard tecnologici e di contenuto che garantissero intellegibilità nelle modalità di rappresentazione delle competenze, UNI (l’ Ente di Normazione Italiana) ha pubblicato la Prassi di Riferimento 136:2022 alla cui redazione hanno preso parte alcuni componenti del Digital Badge Stakeholder Table (D.B.S.T.).

Come funzionano le microcredenziali associate ai Digital Badge?

I Digital Badge – basati su tecnologia blockchain – offrono una rappresentazione dettagliata, leggibile e trasparente delle competenze acquisite attraverso percorsi formativi ed esperienziali al termine dei quali vengono rilasciate microcredenziali. La loro diffusa adozione a livello globale, con oltre 75 milioni di badge emessi (Fonte: 1EdTech), attesta l’efficacia di questi strumenti nel tracciare le competenze lungo l’intero percorso di apprendimento di un individuo.

Grazie alla combinazione unica di infrastruttura tecnologica e forma grafica, il Digital Badge consente di rappresentare, schematizzare e valorizzare i percorsi formativi e le competenze correlate. Ciò abilita le organizzazioni a prendere decisioni strategiche informate, permettendo di colmare lacune specifiche in termini di competenze o di orientare e valorizzare i percorsi formativi aziendali, ad esempio assegnando compiti e responsabilità in modo più consapevole.

I Digital Badge vanno in pratica a dare forma a una sorta di libro che racconta la storia unica e ricca di conoscenze, competenze ed esperienze di una persona. Chiunque desideri comprenderne il percorso formativo e professionale può, accedendo al libretto formativo, visualizzare i digital badge e i rispettivi contenuti.

Dal punto di vista tecnologico è interessante l’evoluzione che questi strumenti, già di per sé innovativi, stanno vivendo per allinearsi al concetto di proprietà degli oggetti digitali basata sul Web3.

Un paper pubblicato dalla rivista scientifica statunitense Future Internet dimostra che nel caso specifico della piattaforma C-BOX, sviluppata dal gruppo IQC – Pomiager, vengono per la prima volta combinate tecnologie come SSI, NFT, Blockchain e AI nell’ambito della certificazione delle competenze delle persone a garanzia della trasparenza del dato, ma anche della proprietà delle micro-credenziali, che è attribuita al discente. È possibile conservare le proprie competenze all’interno di wallet personali o trasferirle altrove senza che la proprietà ne venga alterata.

Diversi sono i campi di adozione

Uno dei punti di forza di questi strumenti è rappresentato proprio dalla trasversalità dei contesti d’utilizzo. Questo contribuisce a disegnare l’ecosistema in cui avviene l’interazione e l’interconnessione degli attori che concorrono alla valorizzazione dei saperi e a garantire quella flessibilità che il mercato del lavoro attuale richiede.

Le conferme arrivano anche dalle testimonianze di esperti, professionisti del settore e da esempi concreti di utilizzo virtuoso delle micro-credenziali.

Durante un evento che si è svolto a Roma nel corso del 2023, intitolato “Creare l’Ecosistema per la valorizzazione digitale delle Competenze”, sono state significative le testimonianze dei Fondi Interprofessionali Forma.Temp e For.Te., che hanno illustrato le potenzialità delle microcredenziali basate su blockchain per certificare le competenze nel contesto della Formazione Continua e mostrato come si integra il sistema di emissione di Digital Badge IQC in piattaforme proprietarie.

Oltre a questo contesto, i Digital Badge sono impiegati in vari settori, inclusi quelli delle Associazioni Professionali. Ad esempio, realtà come HCA (Health Coach Academy), ASSOCONTROLLER (Associazione dei Controller) e APAFORM (Associazione Professionale ASFOR dei Formatori di Management) utilizzano i badge per enfatizzare la qualità della formazione fornita e potenziare le qualifiche professionali dei propri iscritti.

Nel campo del Terzo Settore, organizzazioni come ActionAid ed Engim adottano il sistema di emissione dei Digital Badge con una duplice finalità. Da una parte, rendere tangibile l’impegno degli operatori volontari e, dall’altro, valorizzare le competenze trasversali delle persone svantaggiate dal punto di vista professionale ed escluse dalle dinamiche del mercato del lavoro, come ad esempio i NEET.

Un’ulteriore prospettiva interessante si delinea infine nell’ambito di enti e aziende come Città di Torino e Newster e Intellera Consulting. Questi attori stanno utilizzando le microcredenziali come strumento per modellare la conoscenza interna e per gestire in modo strategico e consapevole le risorse e le competenze dell’organizzazione. L’approccio orientato all’innovazione di queste realtà evidenzia l’importanza di adottare soluzioni digitali per affrontare le sfide legate alla gestione del capitale umano e alla valorizzazione delle competenze.

Le microcredenziali a supporto dell’inclusione sociale

In conclusione, l’adozione di un approccio flessibile e armonizzato emerge come un vantaggio cruciale per i vari attori del sistema economico e lavorativo italiano. Dalle aziende alle organizzazioni, dai dipendenti ai disoccupati, da chi è in formazione a chi è in costante aggiornamento, le micro-credenziali si configurano come un potentissimo strumento per sostenere l’inclusione, agevolare l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro, coinvolgendo una platea più ampia della cittadinanza.

Le microcredenziali diventano così un catalizzatore di opportunità, in particolare per i gruppi svantaggiati e vulnerabili, offrendo loro, tramite il riconoscimento delle competenze maturate in tutti i contesti della vita, maggiori possibilità di accesso al mondo professionale a vantaggio dell’intero sistema economico-sociale.

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