Point of VieW

Gender gap, Bureau Veritas lancia l’allarme: ostacoli, pregiudizi o autoesclusione?



Indirizzo copiato

Ferma al 16% la presenza delle donne nelle imprese ICT in Italia, l’ente di verifica e ispezione analizza il perché e le azioni da compiere, dai percorsi universitari alle certificazioni richieste alle aziende

Pubblicato il 23 mag 2024



donne nelle imprese ICT in Italia
Immagine di LightField Studios da Shutterstock

In piena transizione digitale, non stupisce che il mercato del lavoro in ambito ICT sia in espansione e offra numerose opportunità alle persone giovani e con competenze specifiche. Lo sa bene Bureau Veritas, ente di verifica e ispezione, che in Italia si occupa delle certificazioni ISO 27001 sui sistemi di gestione della sicurezza informatica.

Ciò che sbalordisce è che le donne – storicamente sottorappresentate in questo settore, dove gli uomini costituiscono i quattro quinti degli occupati – non stiano saltando sul treno in corsa: in 10 anni (2012-2022), la percentuale di donne italiane professioniste ICT è rimasta sostanzialmente invariata, attorno allo 16%. E il trend europeo non ci consola, con un magro incremento pari a 1,8 punti percentuali (dal 17% al 18,9%).

Le immatricolazioni all’Università sono una cartina da tornasole: per quanto nell’anno accademico 2023/2024 le ragazze rappresentino una abbondante maggioranza (oltre il 56%), facendo uno zoom sulle immatricolazioni in “Informatica e Tecnologie ICT” la presenza femminile crolla al 16,71%. Perfettamente allineati i dati elaborati da Openpolis, secondo cui – considerando tutti i percorsi di studio ICT – le laureate in Italia nel 2022 raggiungevano soltanto il 16,8%.

Questi i dati su cui Bureau Veritas Italia, in prima linea sui temi della parità di genere, lancia l’allarme, al fianco del Comitato per le Pari Opportunità dell’Università di Genova. Un’unione di intenti favorita dalle sollecitazioni della certificazione UNI/PdR 125, in ambito gender equality, di cui oggi possono fregiarsi oltre 1800 aziende.

«Una certificazione – dichiara Claudia Strasserra, Chief Reputation Officer di Bureau Veritas Italia – che agisce come una efficace leva per il cambiamento, chiedendo alle aziende di misurarsi con alcuni indicatori quantitativi e qualitativi, capaci di fotografare le performance aziendali in termini di gender equality. Guardarsi allo specchio e acquisire consapevolezza dei propri punti di forza e aree di miglioramento è il primo passo per ogni organizzazione che vuole contribuire ad un ambiente di lavoro più equo ed inclusivo».

Ed è grazie al sistema di gestione per la parità di genere, che Bureau Veritas non solo certifica ma anche applica al proprio interno, che è nata l’idea di un confronto aperto con i principali stakeholder, in primis Università e aziende del settore ICT, accomunati dalla volontà di sostenere l’ingresso di più ragazze tra le file degli informatici.

Se il futuro è digitale, le donne stanno mancando una grande opportunità di affermazione in un contesto economico e sociale sempre più caratterizzato dalla necessità di tecnologie e competenze informatiche, ricercatissime dalle risorse umane delle aziende.
Ma c’è di più: i sistemi di Intelligenza Artificiale – a cui stiamo affidando ruoli sempre più importanti nella vita privata e nell’economia – si basano su algoritmi che tendono a riflettere forma mentis e dunque anche preconcetti di chi li progetta. Una programmazione prevalentemente in mano agli uomini rischia di esprimere e perpetrare bias che sarebbero mitigati se a programmare ci fossero anche le donne.

Eppure, il motivo per cui le ragazze disertino il settore ICT è tutt’altro che chiaro e sarebbe semplicistico e pericoloso liquidare la questione in nome di uno scarso interesse o – ancor peggio – propensione del genere femminile verso queste materie.

In realtà sono proprio le donne ad aver accompagnato i primi passi dell’informatica, salvo poi restarne ai margini quando, a partire dagli anni ’80, il settore si è affermato come chiave per lo sviluppo economico. Gli stereotipi di genere – diffusi nella società e replicati all’interno delle stesse famiglie – hanno agito come freno e condizionamento, allontanando le giovani dalle opportunità di un settore in espansione. In realtà, le ragazze danno prova di notevoli attitudini e abilità nel percorso di studi: le statistiche dell’Università di Genova rivelano che le ragazze si laureano in informatica con una votazione più alta e più velocemente dei colleghi.

Per sgretolare i pregiudizi che hanno imbrigliato la crescita femminile nel mondo digitale, è proprio sul piano culturale che vanno orientate le azioni, rendendo il settore ICT attrattivo anche per le donne.

Le giovanissime hanno bisogno di role model al femminile che le incoraggino a seguire le proprie inclinazioni: diventano dunque fondamentali le storie e le voci delle professioniste ICT, invitate a scendere in campo per raccontarsi, offrendo il proprio esempio all’immaginario delle bambine e delle ragazze delle scuole medie e superiori.

Bureau Veritas Italia è impegnata in una comunicazione che valorizzi i ruoli manageriali e tecnici delle donne, contrastando gli stereotipi che ancora affliggono le discipline STEM: in questo percorso, siamo pronti a fare rete con le altre aziende che condividano questo fondamentale obiettivo.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4