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Intelligenza emotiva al lavoro: caratteristiche, vantaggi e come misurarla



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Empatia, abilità nella gestione dei conflitti, capacità motivazionale. Queste sono solo alcune caratteristiche di chi ha sviluppato un elevato Quoziente Emozionale. Una breve guida alla scoperta della competenza trasversale che oggi fa la differenza

Pubblicato il 5 feb 2024



intelligenza emotiva

Non basta più un buon Quoziente Intellettivo (QI) per emergere nel mondo del lavoro e nella vita sociale. Quello che serve è il Quoziente Emozionale (QE), detto anche Quoziente di Intelligenza Emotiva.

Profondamente diversa dall’intelligenza di tipo logico-matematica, è quella capacità di comprendere, utilizzare e gestire le emozioni in modo efficace con l’obiettivo di migliorare le relazioni con gli altri, comunicare in modo positivo e affrontare le sfide quotidiane.

Cos’è l’intelligenza emotiva per Goleman

Il termine “intelligenza emotiva” è stato coniato nel 1990 dai due professori di psicologia John D. Mayer dell’University of New Hampshire e Peter Salovey di Yale, ma fu successivamente lo psicologo Daniel Goleman a renderlo popolare attraverso il suo volume intitolato Emotional Intelligence, pubblicato nel 1995, nel quale legava strettamente l’intelligenza emotiva al successo lavorativo.

Nel 1998 Goleman afferma sull’Harvard Business Rewiev: “I leader più efficaci sono tutti uguali: tutti hanno un alto grado di ciò che è diventato noto come intelligenza emotiva. Non è che il QI (quoziente d’intelligenza, ndr) e le competenze tecniche siano irrilevanti. Sono importanti, ma… sono i requisiti entry-level per le posizioni executive. La mia ricerca, insieme ad altri studi recenti, mostra chiaramente come l’intelligenza emotiva sia la conditio sine qua non della leadership. Senza di essa, una persona può avere la migliore formazione al mondo, una mente incisiva, analitica e una scorta infinita di idee intelligenti, ma non sarà comunque un grande leader”.

Le cinque caratteristiche dell’intelligenza emotiva

La maggioranza dei dipendenti (86%) ritiene che una leadership empatica aumenti il ​​morale, mentre l’87% dei dipendenti afferma che l’empatia è essenziale per promuovere un ambiente inclusivo. A dirlo è l’Empathy in Business Survey 2023 di Ernst & Young. Stando a quanto emerso dall’indagine, i lavoratori ritengono che l’empatia reciproca tra leader aziendali e dipendenti porti a una maggiore efficienza (88%), creatività (87%), soddisfazione lavorativa (87%), condivisione di idee (86 %), innovazione (85%) e perfino fatturato aziendale (83%). L’empatia è una delle cinque abilità chiave per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva secondo Goleman. Le altre sono consapevolezza, autocontrollo, motivazione e abilità sociali. Vediamole più nel dettaglio:

  • la consapevolezza emotiva è la capacità di riconoscere e comprendere le proprie reazioni e il loro impatto sul comportamento. Essere autoconsapevoli aiuta a capire cosa si prova senza esserne sopraffatti, mantenendo il controllo;
  • l’autoregolazione emotiva implica la gestione in situazioni complesse. Chi possiede questa abilità può resistere alle tempeste emotive, mantenere flessibilità e adattabilità, e gestire punti di forza e debolezze in diverse occasioni;
  • la motivazione, sia personale che degli altri, è un elemento chiave. Trasformare pensieri negativi in positivi, oltre che trovare nuovi impulsi e proposizioni, può ispirare e influenzare anche tutto il team di lavoro;
  • l’empatia è la capacità di leggere le emozioni negli altri, comprendere il loro punto di vista e rispondere adeguatamente. Si parla di empatia cognitiva quando si è in grado di assumere il punto di vista altrui, e di empatia emotiva quando si è in grado di riconoscere intuitivamente le emozioni altrui;
  • le abilità sociali riguardano la capacità di interagire efficacemente con gli altri, costruendo relazioni di qualità e influenzando positivamente, attraverso l’ascolto attivo, le comunicazione non verbale e la persuasione.

Lo sviluppo costante di queste abilità contribuisce a potenziare l’intelligenza emotiva, consentendo una gestione efficace delle emozioni personali e una relazione positiva con gli altri.

QI vs QE: cosa vuol dire avere intelligenza emotiva

Dunque, qual è la differenza tra QI e QE? Nella gestione dei conflitti, così come in caso di comunicazione di crisi, per fare un paio di esempi, mentre l’intelligenza logica (QI) affronta ogni questione prendendo decisioni sulla base di ragionamenti razionali e procedimenti formali, l’intelligenza emotiva (QE) si focalizza sul riconoscimento e la gestione delle emozioni, promuovendo relazioni positive e ambienti di lavoro collaborativi. Questa soft skill va oltre la semplice conoscenza delle proprie emozioni, essa implica anche più consapevolezza di quello che prova chi ci circonda, la capacità di entrare in empatia con la situazione di qualcun altro, e l’abilità di formulare le risposte migliori al fine di costruire relazioni forti. Entrambe le competenze sono importanti e possono integrarsi efficacemente per il successo complessivo in un contesto lavorativo.

I vantaggi dell’intelligenza emotiva a lavoro

L’intelligenza emotiva è una competenza trasversale sempre più riconosciuta e valorizzata nel contesto professionale, genera una serie di vantaggi in chi la possiede e a tutta l’organizzazione che ne beneficia. A seguire alcuni tra i principali.

Nel contesto lavorativo l’intelligenza emotiva diventa un catalizzatore per la creazione di rapporti più forti. La capacità di comprendere le emozioni degli altri e di gestire le proprie durante le interazioni professionali contribuisce a una cultura aziendale positiva, incentrata sulla collaborazione e la condivisione di obiettivi comuni, favorendo la produttività e il benessere collettivo.

Un ulteriore aspetto rilevante è la percezione positiva che le persone emotivamente intelligenti ricevono dagli altri. Siano essi colleghi, superiori o subordinati, coloro che dimostrano competenze elevate in intelligenza emotiva sono spesso considerati leader efficaci e figure di fiducia. Questa reputazione positiva può influenzare direttamente la carriera e le opportunità di crescita professionale.

Il successo lavorativo è ulteriormente amplificato dalla gestione efficace delle situazioni stressanti, un aspetto in cui l’intelligenza emotiva si dimostra cruciale. Chi può riconoscere ed elaborare emozioni in modo efficace ha più strumenti per affrontare sfide e adattarsi a cambiamenti organizzativi, garantendo la loro riuscita professionale.

Quali sono gli indicatori dell’intelligenza emotiva?

L’intelligenza emotiva si manifesta attraverso segni distintivi che riflettono una comprensione avanzata delle emozioni personali e degli altri. Ad esempio, la fiducia in se stessi e l’accettazione di sé sono segni di intelligenza emotiva, poiché indicano una sana consapevolezza delle proprie qualità e un atteggiamento positivo. Le persone con intelligenza emotiva abbracciano il cambiamento, mostrando una flessibilità mentale che favorisce l’adattamento alle nuove circostanze. La curiosità verso le persone e il mondo circostante è un segno di intelligenza emotiva, indicando un interesse genuino nelle esperienze degli altri. La capacità di comprendere e preoccuparsi sinceramente delle emozioni altrui è un chiaro indicatore di intelligenza emotiva. L’abilità di influenzare gli altri senza ricorrere all’autorità formale. E naturalmente l’empatia verso gli altri, comprendendo e rispondendo alle loro emozioni in modo appropriato.

Intelligenza emotiva, il test per sapere se siamo dotati

L’intelligenza emotiva è oggetto di studio e misurazione attraverso diversi test, offrendo una finestra sulla capacità degli individui di comprendere, gestire e utilizzare le emozioni in varie situazioni. Esistono principalmente due tipologie di strumenti per misurare l’intelligenza emotiva: i test di autovalutazione e i test di abilità.

I primi prevedono che gli intervistati si confrontino con domande o dichiarazioni valutando i propri comportamenti. Per esempio, ad affermazioni come “Sono in grado di gestire lo stress in modo efficace senza che influisca sul mio rendimento”, “Sono in grado di riconoscere le emozioni di una persona attraverso la sua espressione facciale”, o “So come utilizzare le emozioni per motivare me stesso e gli altri”, è possibile rispondere scegliendo tra (sono) in disaccordo, abbastanza in disaccordo, d’accordo o fortemente d’accordo.

I secondi si basano invece su due modelli: il Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test (MSCEIT) e l’Emotional and Social Competency Inventory (ESCI) di Goleman e Boyatzis. Il MSCEIT valuta le quattro abilità del modello dell’intelligenza emotiva di Mayer e Salovey: percezione emotiva, uso delle emozioni, comprensione emotiva, gestione emotiva. Mentre l’ESCI, pensato per valutare l’intelligenza emotiva nei contesti sociali e organizzativi, considera una serie di competenze emotive e sociali chiave tra cui la percezione emotiva, l’uso delle emozioni, la comprensione emotiva, la gestione emotiva, l’influenza sociale senza autorità, la leadership sociale, l’efficacia di squadra, la comunicazione aperta e la gestione dei conflitti. Il test si compone anche di valutazioni fornite da persone che conoscono l’individuo in questione. Il coinvolgimento di altre persone offre una prospettiva esterna sulle competenze emotive, consentendo di confrontare la percezione personale con quella degli altri.

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