Aiutare le imprese a capire, affrontare e gestire i progetti di Smart Working. Con questo obiettivo Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation del gruppo Digital360, alla guida della Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation”, risponde ad alcuni quesiti raccolti dai lettori
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COME SI PUO’ MISURARE IL SUCCESSO DI UN PROGETTO PILOTA DI SMART WORKING?
Lo Smart Working è un cambiamento così importante che richiede di procedere gradualmente e di affinare il modello attraverso l’esperienza “sul campo”, consentendo a ciascun team di interpretare e personalizzare le nuove leve di flessibilità sulle proprie caratteristiche e attività lavorative.
Dalle esperienze di successo si evince che per lanciare un progetto di Smart Working è importante adottare un approccio “perpetual beta”, ovvero caratterizzato da un aggiornamento pressoché continuo. L’idea è partire velocemente con un primo progetto pilota su un target selezionato di popolazione aziendale, misurare fin da subito i benefici e l’impatto organizzativo, e proseguire successivamente con diverse fasi di ampliamento e diffusione all’interno dell’azienda identificando possibili interventi correttivi e ulteriori evoluzioni del modello.
Particolarmente importante è la fase di monitoring del primo progetto pilota che ha l’obiettivo di garantire il corretto avvio della sperimentazione, raccogliere più informazioni possibili per consolidare il modello e identificare approcci virtuosi e success stories da valorizzare in termini di comunicazione interna. Per questo motivo è consigliabile procedere realizzando due tipologie di check point: una prima valutazione deve essere realizzata dopo circa 1 mese dopo il lancio della sperimentazione per svolgere una verifica soprattutto tecnica a garanzia del corretto proseguimento del progetto pilota, ponendo particolare attenzione al funzionamento della dotazione tecnologica (accesso ad applicativi da remoto, strumenti di virtual collaboration, …) o a eventuali criticità rilevanti per alcuni team (periodi di carico di lavoro, eventuali resistenze da parte dei manager o dei collaboratori, …).
Una valutazione più approfondita può essere svolta invece durante il quinto/sesto mese di sperimentazione coinvolgendo sia i People Manager che i collaboratori per
avere una duplice prospettiva. È necessario valutare diversi aspetti che riguardano sia l’impatto sui comportamenti organizzativi – come ad esempio il coordinamento e le programmazione, il rapporto con i colleghi e il proprio capo, l’efficacia di interazione -, sia i benefici qualitativi e quantitativi relativi alla qualità del lavoro svolto nelle giornate di Smart Working, al miglioramento della produttività, all’impatto su specifici KPI e all’aumento della soddisfazione e motivazione delle persone. Non meno rilevante è infine la possibilità di realizzare alcune stime di benefici in termini di sostenibilità ambientale legati alla riduzione del commuting casa-ufficio.
Emanuele Madini è un innovatore digitale che da anni accompagna le aziende nel percorso di ripensamento del modello organizzativo e digitale. In P4I – Partners4Innovation guida la Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation” e supporta imprese e PA nello sviluppo di modelli di lavoro innovativi, finalizzati a migliorare la produttività, l’efficacia prestazionale e il livello di coinvolgimento delle persone.