Formazione

Corporate Academy, i luoghi reali e virtuali in cui si articola il sapere aziendale. L’esempio di Gefran

Attraverso le ‘scuole di impresa’ si fa strada un concetto di formazione aziendale che trasforma il processo di apprendimento in un momento di condivisione continua della conoscenza e delle competenze, puntando anche sulle piattaforme digitali, come ha fatto la multinazionale italiana specializzata nella produzione di sensori e sistemi per l’automazione

Pubblicato il 19 Apr 2023

Matteo Barone

Senior partner, Methodos

Corporate Academy

Academy, corporate university, company school – simili ma con caratteristiche diverse – sono dei motori di conoscenza che l’organizzazione propone alle sue persone e talvolta anche agli esterni. Si connotano come un ‘luogo’ dove crescere professionalmente, sviluppare le potenzialità individuali e aumentare il proprio valore sul mercato del lavoro.

Perché le Corporate Academy sono importanti

L’Academy crea le permesse per un apprendimento continuo:

  • Favorisce il self empowerment delle persone, co-responsabili di come, quando e in quale direzione rafforzare il proprio sapere
  • Rinforza l’employability delle persone e rendendole interessanti per il mercato del lavoro interno o esterno all’azienda, nella direzione di uno sviluppo di carriera futuro
  • Modula l’apprendimento in forma scalabile, secondo la “learning formula”:
    • Il 70% sul posto di lavoro basandosi sull’esperienza quotidiana;
    • Il 20% attraverso il confronto, l’interazione e l’affiancamento con i colleghi e i responsabili;
    • Il 10% grazie a momenti formativi o corsi formali.

Una ‘scuola d’impresa’ raccoglie esperienze dirette/interne all’azienda e indirette/esterne all’organizzazione; propone corsi in presenza e digitalizzati (a volte tenuti da grandi realtà universitarie); consente l’accesso a una libreria in costante aggiornamento (video, articoli, libri, Ted). Non un sistema per colmare i buchi di competenze, niente di tattico: la Academy è infatti una scelta strategica.

Come sostiene anche Giuseppe Capiello, Professore associato di UniBO Dipartimento di Scienze Aziendali, l’Academy guida l’innovazione delle conoscenze, del processo di scambio, del trasferimento e creazione del capitale intellettuale. Si rivolge sia al singolo sia a tutta l’organizzazione nella formazione e nella realizzazione della strategia.

Corporate Academy, Ford all’inizio del 1900, Cloud oggi

Come ha scritto Capiello in un articolo per HBR Italia, “era il 1927 quando General Motors ha fondato la propria Academy, per formare il personale a svolgere dei compiti sempre più specializzati. Oggi le innovazioni tecnologiche hanno aumentato l’esigenza di creare al proprio interno, o acquisire dall’esterno, conoscenza sempre nuova per comprendere meglio il presente e individuare per il futuro soluzioni di maggior valore per il cliente”.

Illuminante, in tal senso, è la visione di McKinsey per lo sviluppo dell’Academy: l’apprendimento si muove alla velocità del business.

Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

Secondo McKinsey la digitalizzazione offre un’enorme opportunità di trasformare l’apprendimento e di risolvere alcune delle sue attuali carenze.

Gefran: da FLY a kenFLY, posso perché conosco

Raggiungere tutti, permettere a tutti di crescere, conoscere e farsi conoscere. Questo è l’obiettivo di kenFLY la piattaforma innovativa, evoluzione digitale di FLY Gefran Talent Academy lanciata dalla multinazionale italiana specializzata nella progettazione e produzione di sensori, sistemi e componenti per l’automazione e controllo dei processi industriali. Gefran è una realtà internazionale presente nei principali mercati con filiali commerciali e produttive in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito, Belgio, Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Singapore.

È quotata alla Borsa Valori di Milano e ad oggi conta circa 700 dipendenti in 3 continenti, 11 lingue, 10 religioni: l’Academy – che è in inglese e italiano – consente alle persone di condividere e arricchirsi dei tratti di diverse generazioni e culture.

Come nasce la Corporate Academy di Gefran

FLY nasce già nel 2017: «La formazione è un’abitudine di Gefran – specifica Patrizia Belotti, Chief People & Organization Officer – investiamo sul talento delle persone. Quando abbiamo lanciato la talent Academy l’obiettivo era costruire la ‘Gefran di domani’, sviluppando i talenti delle persone e creando valore oggi».

Il 2021 è il momento di kenFLY, al cui sviluppo ha lavorato anche Federico Bassignana, Employee Experience, Content Development & kenFLY Coordinator, che aggiunge: «Si tratta di una piattaforma digitale con cui i dipendenti possono allenare le competenze senza limiti spaziali e temporali, uno strumento che mira al confronto tra generazioni, al reverse mentoring».

Il nome è già un ‘programma’, in senso proprio: «To ken – spiega Belotti – ha origini dall’inglese antico e oggi è usato nel dialetto scozzese: vuol dire posso perché conosco. Abbiamo creato un campus universitario virtuale frequentabile da tutti in tutto il mondo, le persone creano community e si incontrano in un unico hub».

Per consentire a ogni persona di comprendere il significato delle competenze allenabili con i percorsi formativi, sono state declinate nella Matrice delle Competenze FLY.

La Matrice è il linguaggio comune a tutto il Gruppo quando si parla di competenze trasversali in ambito formativo, nel recruitment e in FLY Performance, il Performance Management System di Gefran. In particolare, sono presenti 6 macro aree di capacità – intellettuale, manageriale, innovativa, tecnica, emozionale, relazionale – e danno vita a una matrice di 32 skill sulle quali ognuno si può allenare, attraverso articoli, talks, corsi selezionati e realizzati ad hoc da Gefran, supportati dalla gamification.

La formazione passa anche dalla gamification

In kenFLY la gamification permette di accompagnare l’utente durante l’apprendimento, attraverso giochi ed esperienze digitali di 6 personaggi/archetipi (rappresentanti le caratteristiche delle aree della Matrice), e il riconoscimento di crediti e badge per stimolare l’engagement e la consapevolezza del proprio percorso.

«Ricorrere alla gamification – conclude Belotti – ci permette di ridurre il carico cognitivo e alimenta una cultura aperta all’errore. Per esempio, imparare il problem solving: la possibilità di sbagliare non frena, la dimensione di gioco consente di ‘provare a fare’. Abbiamo creato così un mondo parallelo, attraente per tutte le generazioni e aperto a tutte le culture, in cui sperimentiamo senza limiti, massimizzando l’apprendimento e fornendo ulteriori elementi utili al performance management delle nostre persone».

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