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Una leadership adattiva per guidare le organizzazioni oltre la crisi dei nostri giorni

Davanti ad una crisi economica come quella che stiamo andando ad affrontare, c’è il rischio di compiere pericolosi passi indietro all’interno delle organizzazioni nel percorso verso flessibilità, work life balance e sviluppo delle competenze. Per scongiurare ciò, è necessario un “nuovo” modello di leadership che, senza paura delle sfide, colga l’opportunità del cambiamento per ridefinire organizzazioni resilienti e prospere

Pubblicato il 16 Dic 2022

Leadership adattiva

Adottare una leadership adattiva, privilegiando trasparenza e chiarezza sulle priorità aziendali a breve termine, è il consiglio che viene da LinkedIn per mantenere alta la fiducia dei lavoratori, a fronte dei risultati della ricerca Global Talent Trends condotta su un campione di 2.929 dirigenti (C-Suite) in 17 Paesi tra cui l’Italia.

Che cos’è la leadership adattiva

Ma facciamo un attimo un passo indietro. Il concetto di leadership adattiva non è in realtà frutto della rivoluzione che le organizzazioni stanno affrontando da due anni a questa parte, ma è certamente pertinente, e per questo ultimamente da più parti rievocato. Stando a quanto elaborato nel libro The Practice of Adaptive Leadership: Tools and Tactics for Changing Your Organization and the World scritto dai docenti della John F. Kennedy School di Harvard, Ronald Heifetz e Marty Linsky, insieme ad Alexander Grashow, la leadership adattiva “consiste nella capacità di mobilitare le persone per affrontare sfide difficili e prosperare”. Il libro, pubblicato nel 2009 in piena Grande Recessione, illustra dunque un modello di leadership più che mai attuale.

Come spiegano gli autori del volume nell’articolo apparso su Harvard Business Review, Leadership in a (permanent) crisis, nei momenti di crisi la leadership affronta due fasi distinte: l’emergenza e l’adattamento. Nella prima fase il compito del leader è stabilizzare la situazione e guadagnare tempo, nella seconda fase, quando si affrontano le cause alla base della crisi e si costruisce la capacità di prosperare in una nuova realtà, il suo compito è quello di sviluppare adattamento. La fase adattativa è particolarmente complicata: quando si chiede alle persone di apportare cambiamenti adattivi necessari ma scomodi nel loro comportamento o lavoro si potrebbero infatti riscontrare degli ostacoli. Fatta questa premessa gli autori rilevano che il rischio più grande in questi momenti di crisi è che i leader facciano un passo indietro provando a risolvere il problema con rimedi a breve termine già noti: controlli più severi, tagli generalizzati, piani di ristrutturazione. “Le persone che praticano ciò che chiamiamo leadership adattiva − scrivono − invece di ritirarsi nelle retrovie, colgono l’opportunità di momenti come quello attuale (la Grande Recessione, ndr) per premere il pulsante di reset dell’organizzazione. Usano la turbolenza del presente per costruire e chiudere il passato. Nel processo, cambiano le regole chiave del gioco, rimodellano parti dell’organizzazione e ridefiniscono il lavoro svolto dalle persone”. È chiaro comunque che, sebbene non si stia parlando di stravolgere un’organizzazione in modo che nulla abbia più senso, poiché il processo di adattamento è fatto di modifiche mirate in specifici filamenti del DNA organizzativo, bisognerà affrontare alcune scelte che necessariamente andranno a colpire qualcuno all’interno dell’organizzazione. A questo punto l’empatia del leader sarà essenziale per condurre con successo delle decisioni strategiche che guardano al futuro attraverso l’aiuto sinceramente entusiasta della squadra.

A rischio flessibilità, work life balance e formazione

Ed è proprio di una leadership adattiva che c’è bisogno adesso per non rischiare di perdere i passi avanti fatti nell’ambito dell’organizzazione del lavoro durante l’emergenza pandemica. “Di fronte a un futuro incerto per l’economia globale, con la crisi energetica che deve ancora raggiungere il suo picco, alcuni dei principali progressi di cui lavoratori e lavoratrici in Italia hanno potuto godere durante la pandemia – in primis la maggiore flessibilità e il lavoro ibrido – rischiano di diventare passato remoto”, scrive LinkedIn.

Secondo lo studio, infatti, in Italia il 34% delle aziende ha già ridimensionato i propri piani per le assunzioni (contro il 29% in Europa) e il 25% le ha completamente bloccate. Il 27% delle imprese – un dato sopra la media europea di 2 punti – ha già ridotto anche i fondi allocati per la formazione e per la creazione di nuove opportunità professionali per i propri dipendenti. E per quanto riguarda il tema dello Smart Working, il 36% delle aziende ha già programmato una riduzione delle modalità di lavoro flessibili e ibride. Un grave cortocircuito all’interno delle organizzazioni tra il management e i dipendenti se si pensa che, sempre stando allo studio, le attuali priorità di quest’ultimi nei confronti dei datori di lavoro, oltre la retribuzione, sono: flessibilità, sviluppo delle competenze ed equilibrio tra lavoro e vita privata.

“Fiducia, flessibilità sul lavoro, equilibrio tra vita privata e professionale, sviluppo di nuove competenze e creazione di nuove opportunità di carriera all’interno dell’azienda sono aspetti fondamentali sui quali non si possono fare passi indietro. Sono punti cruciali per un ambiente di lavoro inclusivo ma anche per costruire aziende diversificate e resilienti, in grado di adattarsi a un mondo in rapida evoluzione. Al primo posto devono sempre esserci le persone, il loro talento e la loro crescita. Il supporto delle aziende è fondamentale in un momento in cui sono sottoposte allo stress e all’incertezza dovuti all’aumento generalizzato dei costi della vita”, commenta Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia

Le nuove priorità dei leader

L’incertezza finanziaria ha ribaltato dunque nuovamente le priorità per i leader. Per il 44% tra le priorità di business è fondamentale essere finanziariamente preparati per i tempi difficili che ci attendono, una preoccupazione che risuona anche tra i dipendenti: il 35% degli intervistati ha infatti dichiarato che nella propria realtà i dipendenti stanno chiedendo supporto finanziario a fronte dell’aumento dei costi di vita e il 46% si dichiara preoccupato per lo stress finanziario a cui sono sottoposti i lavoratori. Per il 40% dei dirigenti un’altra priorità, che riflette una delle maggiori preoccupazioni degli italiani in questo momento, è quella di ridurre il consumo energetico aziendale per risparmiare sui costi. Per il 29% dei leader, infine, è necessario migliorare le competenze e il reskill dei propri dipendenti.

Le soft skill per un leader di oggi

Per aiutare le aziende in questo momento di difficoltà, LinkedIn suggerisce ai leader di adottare dunque un approccio adattivo, privilegiando trasparenza e chiarezza sulle priorità aziendali a breve termine. Tra le soft skill individuate come indispensabili per un leader oggi il 33% degli intervistati ha indicato come fondamentale la capacità di comunicare, seguita dal problem solving, dalla trasparenza e dall’empatia. Tutte soft skill richieste a una leadership adattiva per l’appunto.

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