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Formazione, welfare e sostenibilità: come renderli leve concrete per un’evoluzione del lavoro



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Che cosa è emerso all’Innovation Training Summit 2025, in un confronto concreto su cultura organizzativa, ascolto, inclusione e benessere con Olympus, Reale Group, FL Associati e l’Antarctic Mindset di Chiara Montanari

Pubblicato il 30 apr 2025



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Choosing a direction for future opportunities. Businesswoman running towards different indicated paths.Various paths to success. Making the right decisions for a better career.

L’evoluzione del lavoro passa dalla consapevolezza, dall’ascolto e dalla capacità di ripensare i modelli organizzativi in ottica trasformativa. E ci sono parole che, per quante volte vengano pronunciate, sembrano a tratti perdere intensità. Formazione, welfare, sostenibilità possono sembrare termini inflazionati nel lessico HR, eppure sono cruciali per delineare una cultura del lavoro in grado di reggere l’urto del cambiamento. È partendo da questa tensione tra significato e applicazione che si è aperta la sessione “Formazione, welfare e sostenibilità: un trinomio vincente per il futuro del lavoro. Ma come?” all’Innovation Training Summit 2025.

A moderare il panel, Valentina Marini, stratega HR, autrice e LinkedIn Top Voice: «Non possiamo più permetterci di usare queste parole senza agire di conseguenza. Il vero cambiamento nasce quando i valori diventano comportamento, pratica quotidiana».A raccogliere la sfida, quattro voci: Francesca Del Moretto (Olympus Italy), Lucia Borini (Reale Group), Luca Furfaro (Consulente del Lavoro, Autore – Specialista di retribuzioni e welfare) e Chiara Montanari, esperta di mindset nella complessità.

Quattro protagonisti di mondi diversi – azienda, consulenza, mindset coaching – che si sono confrontati sulle strategie che che possono aiutare le aziende ad abbracciare un’evoluzione del lavoro concreta.

da sinistra: Valentina Marini, Francesca Del Moretto, Lucia Borini, Luca Furfaro, Chiara Montanari

“Illuminare la passione”: la formazione come scintilla di trasformazione per un’evoluzione del lavoro

L’idea di formazione di Francesca Del Moretto, HR Director di Olympus Italy, realtà globale che opera nel campo della tecnologia medicale, presente in oltre 30 Paesi, rompe con l’immaginario nozionistico: «Non deve riempire la mente, ma accendere e illuminare la passione. Deve essere esperienza vissuta, che ispira, che trasforma».

Pensando in ottica di evoluzione del lavoro, per lei la formazione è anche uno spazio di corresponsabilità: «L’azienda deve creare le condizioni perché le persone possano crescere, ma ciascuno di noi ha il dovere di non smettere mai di formarsi».

Guardando poi alla sostenibilità la Manager ha rimarcato la necessità di agire con concretezza: «Io mi considero un HR poco filosofico e molto pratico». In una battuta, la sua visione prende forma: non è tempo di retoriche o astrazioni, ma di portare a terra la sostenibilità come pratica organizzativa quotidiana che sia «umana, sociale ed economica. Non una parola di moda, ma un principio guida delle nostre scelte, delle nostre azioni».

Del Moretto ha raccontato come in Olympus la funzione HR si impegni quotidianamente per tradurre i valori in comportamenti organizzativi coerenti, partendo da progetti tangibili di ascolto e inclusione. «Abbiamo fatto tante cose, ma ciò che ci rende più orgogliosi è il modo in cui la responsabilità sociale è diventata parte della nostra identità».

«Sostenibilità per noi significa anche innovare – ha spiegato – per questo abbiamo attivato un gruppo interno dedicato esclusivamente allo sviluppo di pratiche innovative e sostenibili». Il lavoro si estende anche al tema del bilancio sociale, attualmente in fase di costruzione: «Non è solo una questione di rendicontazione. È un’occasione per interrogarci su chi siamo e su come vogliamo agire».

Tra i progetti più significativi, Del Moretto ha descritto il Value Creation Council, un gruppo trasversale per età, professionalità e competenze, concepito per stimolare il pensiero inclusivo e intercettare la diversità come valore. «Non è solo un bel nome: ogni giorno cerchiamo di creare spazi dove ogni voce sia accolta e possa contribuire. Questo è il senso profondo della nostra idea di leadership inclusiva».

E poi c’è il tema del wellbeing. «Essere sostenibili significa anche prenderci cura della nostra popolazione aziendale, ascoltarne i bisogni, favorirne il benessere fisico, mentale ed emotivo». Il concetto di centralità della persona non è una formula astratta: «Le persone al centro, davvero. E per noi questo significa rendere le loro voci parte integrante dei processi decisionali. Vogliamo che diventino il mantra dell’organizzazione».

Valentina Marini rilancia con una riflessione: «La connessione è un concetto che usiamo continuamente, ma oggi più che mai dobbiamo imparare a umanizzarla. E la formazione può essere un rituale che riconnette alla dimensione umana».

Del Moretto ha chiuso il suo intervento con una dichiarazione che è anche una filosofia di lavoro: «Work the talk. Non basta dire. Bisogna fare. E farlo tutti i giorni, con coerenza e passione».

Dal purpose al benessere diffuso: la cultura formativa di Reale Group

Dalla voce di Lucia Borini, Head of Group Academy di Reale Group, emerge la centralità del purpose condiviso. «La formazione è una leva strategica per la crescita dell’azienda, ma è anche un atto di scoperta: un tempo e uno spazio per pensare, per disimparare, per rimettersi in discussione».

Borini ha raccontato il percorso partecipato da cui è emerso il nuovo purpose aziendale: Taking care of people for a better world together. «Prendersi cura è il nostro mestiere, ma anche una competenza da allenare dentro l’organizzazione».

Da qui nasce Wellbeing Management, programma formativo rivolto a manager e collaboratori che parte dalla consapevolezza di sé. «Non possiamo prenderci cura degli altri se prima non impariamo a prenderci cura di noi stessi. È sorprendente quanto poco conosciamo il nostro funzionamento. Eppure dovrebbe essere la prima cosa che impariamo, già da bambini».

La formazione si fa così catalizzatore di relazioni autentiche, capaci di impattare concretamente nella vita lavorativa quotidiana.

Accanto a questo, Reale Group ha introdotto un approccio innovativo legato al future thinking, mutuato dalle scienze sociali. Si tratta di immaginare scenari futuri preferibili e agire nel presente per renderli possibili.

«Mettiamo insieme generazioni, professionalità e generi diversi per pensare insieme al futuro. E sono convinta che oggi abbiamo non solo la responsabilità, ma anche l’opportunità di costruirlo».

Alla domanda finale – se scegliere tra formazione, welfare o sostenibilità – la risposta di Lucia Borini è stata immediata: «La formazione, perché ti dà degli occhi nuovi, degli strumenti per vedere le cose in maniera diversa e costruire un futuro sostenibile. Formarsi è il primo passo per costruire un futuro che ci assomigli».

Welfare come linguaggio del valore: quando l’ascolto è la moneta più preziosa per l’evoluzione del lavoro

Luca Furfaro ha spostato l’attenzione sul piano retributivo e contrattuale, ma con uno sguardo profondo. «Oggi la retribuzione non è fatta solo di numeri. È una composizione complessa: premi, benefit, servizi, ascolto. E ognuno di questi elementi risponde a un bisogno diverso».

Furfaro distingue tra welfare valorizzabile (quello monetizzabile, legato a ottimizzazioni fiscali) e welfare percepito, che non ha un valore di mercato, ma un impatto spesso superiore. «Se do qualcosa che non si può comprare, sto creando una relazione unica. Nessun altro può offrire la stessa cosa».

Nel suo intervento torna un’espressione che ormai è un suo marchio: «L’ascolto è la prima forma di welfare». Ed è proprio attraverso l’ascolto che le aziende possono anticipare i bisogni, personalizzare l’offerta, motivare. «La sfida è capire: vogliono davvero la formazione o siamo noi che gliela vogliamo dare?»

Evoluzione del lavoro, Chiara Montanari: “Navigare nella complessità è l’unico modo per non restarne travolti”

Chiude il giro di interventi Chiara Montanari, prima donna italiana a capo di una spedizione in Antartide. Il suo approccio è radicale: «Formazione non è addestramento. È trasformazione».

La sua esperienza nei climi estremi diventa metafora viva del mondo attuale: «In Antartide se sbagli, muori. Non c’è spazio per lamentarsi o fare l’eroe. Sei obbligato a trasformarti, ad adattarti».

Per Montanari, la vera sostenibilità inizia dal mindset. «Il mondo è sempre stato complesso. Solo che ora ce ne accorgiamo. E la buona notizia è che c’è già un pensiero che ci può aiutare, quello della complessità. Dobbiamo solo imparare a navigarla. Non possiamo controllare tutto. Ma possiamo danzare con la realtà».

“Tre parole chiave, un’unica responsabilità collettiva”

In chiusura, Valentina Marini ha lanciato una provocazione: «Se doveste sceglierne una tra formazione, welfare e sostenibilità, quale sarebbe?»

  • Francesca Del Moretto ha risposto: «Sostenibilità. Perché è il faro che orienta le nostre scelte HR e la bussola per costruire organizzazioni sane».
  • Lucia Borini ha scelto «formazione, perché ci dà occhi nuovi per vedere, capire e costruire».
  • Luca Furfaro ha dichiarato: «Welfare. Perché li comprende tutti. Il benessere è un contenitore di formazione e sostenibilità».
  • Chiara Montanari ha sorriso: «Anche io avrei scelto sostenibilità. Ma Luca mi ha preceduta. E in fondo sì, li tiene insieme tutti».

Valentina Marini ha chiuso con una frase che è suonata come un invito alla responsabilità: «Il futuro del lavoro non si prevede, si costruisce. E richiede che ognuno faccia la propria parte, con consapevolezza, visione e azione».

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