GLOSSARIO HR

Great Gloom, i lavoratori sono sempre più infelici



Indirizzo copiato

Le organizzazioni hanno un serio problema di cui occuparsi. La chiamano “Grande Tristezza” e si sta diffondendo a macchia d’olio un po’ in tutti i settori. Uno studio ci restituisce una fotografia chiara di come la felicità in azienda sia ormai ai minimi storici

Pubblicato il 13 nov 2023



Great-Gloom

Si chiama Great Gloom, che significa “Grande Tristezza”, ed è la nuova tendenza che si sta diffondendo tra i lavoratori.

Se pensavamo di chiudere l’anno senza nuovi colpi di scena da chi analizza come le persone stanno agendo e interagendo sul posto di lavoro, ci sbagliavamo di grosso. Al netto del fatto che, sebbene lo shock sembri sia stato ormai assorbito dalle aziende, la Great Resignation è ancora in atto, come dimostra il Re:work Report 2023 di Kelly secondo cui il 33% degli italiani, in linea con la media europea, intende cambiare lavoro nei prossimi mesi. L’ultima tendenza con cui c’eravamo lasciati, il Quiet Thriving, sembra ormai un ricordo sbiadito.

Diciamocelo chiaramente: a questo Quiet Thriving, cioè alla capacità di automotivarsi pur vivendo una situazione lavorativa totalmente insoddisfacente, non ci avevamo creduto nemmeno noi ­­definendolo come “il tentativo in extremis che un lavoratore disilluso, stressato e demotivato, può mettere in atto per provare ad alzarsi al mattino abbozzando un sorriso e continuare a dare il meglio di sé”. A darci ragione di quanto tutto ciò suonasse vacuo, a distanza di una manciata di mesi ce l’ha dimostrato il sopraggiungere della Great Gloom, con tanto di numeri alla mano. E a quei leader aziendali che in fondo se i lavoratori siano persone felici o meno importa poco, ricordiamo che il benessere fisico e mentale dei lavoratori è strettamente legato al loro livello di motivazione e produttività.

Great Gloom: i risultati dell’indice della felicità che mettono tristezza

A rivelare che i lavoratori sono sempre più tristi, e che lo sono ormai in maniera cronica, è la ricerca condotta da BambooHR, società tecnologica americana specializzata in software per le Risorse Umane. Attraverso la sua piattaforma, ha lanciato il primo Employee Happiness Index, un rapporto trimestrale che analizza l’eNPS (employee net promoter score), ovvero il coinvolgimento e la lealtà dei dipendenti nei confronti di un’azienda, nonché la loro soddisfazione.

I dati sono stati raccolti tra gennaio 2020 e giugno 2023 monitorando oltre 57.000 risposte uniche di dipendenti assunti in più di 1.600 aziende di piccole e medie dimensioni appartenenti a 8 settori differenti (edilizia, tecnologia, finanza, non profit, cibo e bevande, viaggi e ospitalità, istruzione e assistenza sanitaria) negli Stati Uniti e a livello internazionale.

Ciò che ne viene fuori è un quadro decisamente allarmante.

Da giugno 2020 l’eNPS medio è diminuito del 16%. Se si considera solo l’ultimo anno però, da giugno 2022 a giugno 2023, il complessivo è sceso dell’11%, deteriorandosi a un ritmo quasi 15 volte più veloce rispetto ai due anni precedenti messi insieme. Questa repentina contrazione dimostra che la felicità dei dipendenti sia peggiore ora che durante il Covid-19. Non solo. La continua tendenza al ribasso dell’insoddisfazione dei dipendenti dimostra altresì quanto la Grande Tristezza abbia raggiunto ormai uno stato cronico.

I settori dove si annida la Grande Tristezza

Guardando poi nello specifico i settori analizzati, la ricerca evidenzia che, nel complesso, i lavoratori più colpiti dalla Great Gloom sono quelli del settore sanitario dove la felicità è diminuita del 32% dal 2020 al 2023, con una contrazione del 16% solamente nell’ultimo anno. Del resto, come dare loro torto, in carenza di organico, sempre più subissati di responsabilità, con salari appesi a un chiodo e nessuna politica di sostegno al settore adeguata. E li chiamavamo “i nostri angeli”.

Segue il settore dell’istruzione dove la felicità è scesa del 5%, 2 volte più velocemente rispetto ai due anni precedenti.

Anche la felicità dei dipendenti del settore finanziario sembra essere in lenta e graduale erosione, con una linea di tendenza in calo a un tasso dell’11% nel 2023 e del 13% dal 2020 a oggi. Riduzione del capitale di venture capital, chiusure di banche, licenziamenti di massa e ritorni in sede sembrerebbero le motivazioni scatenanti della Great Gloom in questo ambito.

Le organizzazioni no profit e il settore viaggi e ospitalità stanno lentamente recuperando quest’anno, sebbene si trovino ancora in basso nella scala della felicità generale. L’eNPS medio di ristoranti, alimenti e bevande è diminuito del 31% da giugno 2020, con pochi segnali di ripresa, dopo essere sceso solo dell’8% da giugno dello scorso anno.

L’edilizia si è contraddistinta come il settore più felice grazie a una domanda costante e una stabilità lavorativa derivante dai grandi progetti residenziali e un aumento dei salari. Nel nostro Paese i bonus edilizi sono stati sicuramente la spinta più forte alla felicità. Ma adesso la situazione cambierà certamente.

Il settore tecnologico è attualmente il secondo settore più felice nel periodo di tempo complessivo analizzato, ma è molto improbabile che questo risultato duri. Nel 2023, la tecnologia sta registrando il calo più netto rispetto agli altri settori, con un tasso di declino della felicità del 145%. Tra licenziamenti di massa, rientri forzati in ufficio e ridotti finanziamenti alle startup, anche qui non c’è da stupirsi che la Great Gloom sia alle porte.

Origini della Great Gloom, e soluzioni

Secondo BambooHR all’origine di questa situazione ci sono una serie di concause. In primis, l’attesa disillusa di ottenere più flessibilità e quindi un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata: basti pensare a quante aziende hanno richiamato in sede i propri dipendenti pur nella condizione di praticare lo Smart Working.

Come se non bastasse, l’inflazione record soffoca le retribuzioni, con l’Italia, per guardare dentro i confini di casa nostra, che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse, come riporta Il Sole 24 ORE. E poi, in generale, c’è un forte scollamento tra le esigenze dei lavoratori e i comportamenti dell’azienda.

Individuate le cause, è naturale cercare di individuare le possibili azioni da mettere in campo per ridurre il dilagare del fenomeno. Brad Rencher, CEO di BambooHR, ritiene che, per respingere la Great Gloom, i complessi problemi di oggi richiedano una leadership adattiva, proattiva e guidata dalla conoscenza sui dati (in questo caso i software di HR Analytics rappresentano uno strumento indispensabile). “Per avere successo in un mondo in rapida evoluzione, le aziende dovranno dare priorità all’esperienza dei dipendenti in modi reali e significativi come mai prima d’ora. Qualsiasi approccio che non sia un approccio olistico allo sviluppo del benessere mentale, emotivo e fisico di ciascun dipendente, oltre alle sue competenze, non sarà sufficiente”, afferma Rencher.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4