L'ESPERTO RISPONDE

Quali sono le competenze necessarie per sviluppare un progetto di Smart Working?

Per sfruttare le potenzialità offerte dalle tecnologie è necessario diffondere una vera cultura digitale e sviluppare nuove competenze per un utilizzo equilibrato ed efficace dei nuovi strumenti. Obiettivo: puntare sulle digital soft skill

Pubblicato il 25 Mag 2016

smart-working-5.jpg

Aiutare le imprese a capire, affrontare e gestire i progetti di Smart Working. Con questo obiettivo Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation del gruppo Digital360, alla guida della Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation”, risponde ad alcuni quesiti raccolti dai lettori

Per fare le vostre domande scrivere a info@digital4.biz.

QUALI SONO LE COMPETENZE NECESSARIE PER SVILUPPARE UN PROGETTO DI SMART WORKING?

Le tecnologie digitali costituiscono un fattore abilitante per il successo di un progetto di Smart Working e sono spesso un elemento di stimolo e innesco sul quale costruire tutto il resto.

Oggi quelle più utilizzate supportano la collaborazione, la socialità e l’accessibilità delle informazioni, permettendo alle persone di lavorare in modo efficace a distanza e all’esterno della sede dell’azienda. Queste tecnologie, oltre a supportare e abilitare nuove modalità di lavoro, permettono di ridurre la sensazione di isolamento delle persone oltre che tempi e costi di trasferta. In tale ambito rientrano unified communication & collaboration, mobile business apps, social computing, virtual desktop infrastructure e, in senso più ampio, il cloud computing.

La vera difficoltà tuttavia non è scegliere e introdurre nuovi strumenti, ma fare in modo che questi influenzino positivamente

il modo di lavorare creando nuove opportunità di relazione e collaborazione più mature e coinvolgenti.

Per sfruttare le potenzialità offerte dalle tecnologie è necessario diffondere una vera cultura digitale e sviluppare nuove competenze per un utilizzo equilibrato ed efficace dei nuovi strumenti. Si deve quindi porre sempre più attenzione alle digital soft skill, ossia all’insieme di capacità soft di tipo relazionale e comportamentale che consentono alle persone di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali per migliorare la produttività e la qualità delle attività lavorative svolte. Le digital soft skill possono essere valutate su 5 ambiti principali che sono Knowledge Networking, Virtual Communication, Digital Awareness, Creativity e Self Empowerment.

Emanuele Madini è un innovatore digitale che da anni accompagna le aziende nel percorso di ripensamento del modello organizzativo e digitale. In P4I – Partners4Innovation guida la Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation” e supporta imprese e PA nello sviluppo di modelli di lavoro innovativi, finalizzati a migliorare la produttività, l’efficacia prestazionale e il livello di coinvolgimento delle persone.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3