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Workation, quando anche i luoghi di vacanza diventano posti da cui lavorare



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Nell’era dello Smart Working, emerge una nuova forma di agilità che consente di trasformare ogni luogo in un ufficio potenziale. Sfide e vantaggi, per aziende e persone, nello sperimentare il Temporary Distant Working. Ma anche, quali sono le città migliori da cui lavorare da remoto

Pubblicato il 6 dic 2023



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Un tempo era il bleisure (business + leisure), l’usanza di combinare un viaggio di lavoro con visite turistiche. Oggi questa combinazione si inverte e prende il nome di workation.

Figlia delle nuove modalità di lavoro “smart”, la workation (work + vacation) è la nuova tendenza di progettare periodi di lavoro in luoghi in cui si ha voglia di vivere e che si intendono visitare nel tempo libero. Quando il pc è spento e, portati a termine i propri compiti, ci si può così dedicare alla scoperta di nuove culture e tradizioni. La differenza è dunque chiara: nel primo caso i posti da esplorare sono determinati dall’impegno di lavoro, nel secondo, potenzialmente, la limitazione per la scelta della meta sarà solo la fantasia, e alcuni punti da soddisfare che vedremo tra poco.

Flessibilità in azienda: Temporary distant working al test

Che la workation sia un fenomeno in crescita lo dicono anche i numeri. Secondo infatti l’ultima ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, nell’ultimo anno, infatti, accanto alla sperimentazione di nuove forme di flessibilità come la settimana corta, le ferie illimitate o l’eliminazione della timbratura, ben il 44% delle grandi aziende prese in esame ha deciso di testare il Temporary distant working” prevedendo di poter lavorare completamente da remoto per alcune settimane o anche per più mesi, continuativamente, in alcuni casi anche dall’estero.

Che non si pensi però che il rendere possibile questo tipo di esperienza sia per l’azienda una questione da poco. Affinché praticare la workation non si riveli un boomerang per la produttività occorrono alcuni presupposti fondamentali.

Alla base di tutto, naturalmente, c’è una cultura aziendale improntata sulla fiducia, senso di responsabilità e autonomia; una cultura aperta a nuove forme di collaborazione che sposino appieno il concetto di flessibilità oraria e dei luoghi. A ciò, imprescindibilmente, si lega un paradigma di lavoro per obiettivi insieme alla capacità di misurare le prestazioni che superi la metrica della presenza fisica in ufficio. Naturalmente poi è necessario che l’azienda sia dotata di una solida infrastruttura tecnologica che supporti il lavoro remoto, ovvero connessioni Internet affidabili, piattaforme di collaboration efficaci e politiche di sicurezza informatica e privacy per proteggere i dati aziendali sensibili, come per esempio l’uso di VPN, autenticazione a due fattori e linee guida sulla gestione dei dati remoti.

Workation, i vantaggi per aziende e persone

Assicurati i presupposti di cui sopra, i vantaggi della workation possono essere davvero tanti e insieme concorro a migliorare benessere organizzativo e il livello di produttività.

La possibilità di scegliere ambienti di lavoro stimolanti e personalizzati può favorire la concentrazione, la creatività e il benessere in generale, così come la capacità di conciliare attività lavorative e momenti di relax contribuisce a un miglior equilibrio tra vita professionale e privata. Tutto ciò allontana il rischio di burnout e di soccombere a quella Grande Tristezza (Great Gloom) che sembra insidiarsi ormai in tante organizzazioni. E si sa: persone più felici sono anche più coinvolte, motivate e produttive.

Altro aspetto strategico è la capacità che un’azienda che abbraccia la flessibilità sino a rendere possibile la workation ha di attrarre e mantenere i giovani talenti, conquistandone la fiducia costruendo attorno a loro un ambiente di lavoro moderno e adattabile alle esigenze contemporanee.

E se è poi vero che i viaggi innescano meccanismi di scoperta degli altri e di sé, ci si rende facilmente conto come a un livello più profondo la workation possa rappresentare un momento di crescita personale oltre che professionale.

Workation Index, le migliori città dove lavorare da remoto

Ma se sino ad ora abbiamo detto di cosa si deve dotare l’azienda, e perché, per mettere in atto programmi di workation, adesso, tirata giù la valigia da sopra l’armadio, tocca aprire la cartina geografica e scegliere quale sarà la destinazione per i prossimi mesi di lavoro. Ad aiutare arrivano i numerosi “Workation Index” che popolano il web, ricchi di consigli su dove potersi trasferire col proprio laptop per vivere un’esperienza unica e, al contempo, lavorare in modo efficiente raggiungendo tutti gli obiettivi.

Il motore di ricerca tedesco che confronta le offerte disponibili per case vacanze, Holidu, ha di recente stilato il suo Workation Index. Diversi i parametri utilizzati per individuare le migliori città per fare workation: si va, naturalmente, dalla disponibilità di una connessione Wi-Fi veloce e sicura al numero degli spazi coworking, passando per il costo mensile di un appartamento con una camera da letto sino al costo del drink dopo lavoro. Stando ai risultati dell’indagine, in cima alla lista, per la gioia degli amanti delle mete esotiche, troviamo la città di Bangkok, segue Nuova Delhi e in terza posizione Lisbona. Per trovare una città italiana dobbiamo scendere sino alla 18esima posizione dove si colloca la città di Milano, poi Firenze in 25esima e Napoli in 30esima.

Anche Preply, la piattaforma di apprendimento digitale che si avvale di tutor connessi da ogni parte del mondo, ha stilano un suo Workation Index mettendo a confronto 75 città in Paesi OCSE su 10 fattori, suddivisi in 3 categorie: qualità della vita, clima e ambiente, costi e sicurezza. Sul podio troviamo in prima posizione Brisbane in Australia, poi Lisbona in Portogallo e Nicosia a Cipro. Per quanto riguarda l’Italia, Roma si attesta in 43esima posizione, Milano in 50esima.

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