La Great Resignation non si arresta, ma c’è uno strumento che può fungere da argine contro questa marea di abbandoni: i fringe benefit.
Stando a quanto rilevato dall’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano, l’8% dei lavoratori italiani ha cambiato volontariamente lavoro negli ultimi 12 mesi per aver ricevuto un’offerta, il 3% lo ha fatto senza avere alcuna alternativa al momento delle dimissioni. Il 12%, invece, ha intenzione di farlo da qui a 6 mesi, il 23% nel medio periodo (da qui 12-18 mesi). In cima alle motivazioni per cui ci si licenzia c’è la ricerca di migliori condizioni economiche e benefit. Al secondo posto, in crescita rispetto allo scorso anno, il desiderio di ottenere maggiore flessibilità nell’organizzare il proprio orario lavorativo. Al terzo, in continuità, motivazioni legate alla propria salute fisica e/o mentale.
Scopriamo dunque come i fringe benefit possono non solo mitigare le dimissioni, ma anche trasformare il rapporto tra dipendenti e aziende in una relazione solida e soddisfacente per entrambe le parti.
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Definizione di fringe benefit
L’art. 2099 del Codice Civile relativo alla Retribuzione stabilisce che “il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte con partecipazione agli utili o ai prodotti, con provvigione o con prestazioni in natura”, intendendo con il termine “prestazioni in natura” quei compensi non erogati in denaro, ma bensì sotto forma di beni e servizi. In questa categoria rientrano anche i fringe benefit.
Cosa sono i fringe benefit
Componenti aggiuntive alla retribuzione principale solitamente erogata in denaro, i fringe benefit rappresentano, quindi, una forma di retribuzione in natura ai sensi dell’articolo sopra citato e comprendono l’uso di beni e servizi forniti dal datore di lavoro (anche tramite soggetti terzi) ai dipendenti senza il vincolo della destinazione alla loro generalità o a categorie omogenee di essi. Ecco perché possono essere riconosciuti ad personam, anche in virtù del loro valore economico contenuto.
Questi benefìci, pur costituendo parte della retribuzione, sono esenti da tassazione entro un certo limite di spesa che è stabilito in via ordinaria in 258,23 euro, superato il quale l’intero valore del beneficio diventa imponibile. Tale limite può essere però eccezionalmente modificato, ed è ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Nel 2023, per esempio, il Decreto Lavoro, per il periodo d’imposta relativo al suddetto anno, ha apportato un incremento della soglia dei fringe benefit sino a 3.000 euro per alcune tipologie specifiche di lavoratori.
A determinare quali sono le tipologie di beni e servizi che non concorrono alla tassazione del lavoratore e che quindi possono rientrare tra i fringe benefit offerti dall’azienda ci pensa il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) all’articolo 51. Il comma 3-bis del medesimo articolo introduce altresì il formato elettronico prevedendo che “l’erogazione di beni, prestazioni, opere e servizi da parte del datore di lavoro può avvenire mediante documenti di legittimazione, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale”, i cosiddetti “buoni welfare”, che possono essere anche scaricati agevolmente dalle piattaforme di welfare aziendale.
L’origine dei fringe benefit
La pratica di fornire benefici aggiuntivi ai dipendenti esiste da prima di un suo riconoscimento formale. Tuttavia, la consapevolezza e la definizione specifica dei fringe benefit come parte integrante della retribuzione sono aumentate con il tempo, subendo diverse evoluzioni in risposta alle dinamiche del mercato del lavoro. Così, negli anni, la legislazione italiana ha affrontato il tema dei fringe benefit attraverso vari provvedimenti, normative fiscali e modifiche al codice civile parallelamente con lo sviluppo di una cultura aziendale sempre più orientata al benessere dei dipendenti e alla creazione di ambienti lavorativi più gratificanti.
Tipologie di fringe benefit
Le tipologie di fringe benefit possono variare notevolmente da un’azienda all’altra: dai bonus carburante alla dotazione tecnologica, dall’assistenza sanitaria alla partecipazione agli utili dell’azienda. Questa varietà non solo rispecchia l’impegno delle aziende nel soddisfare le esigenze dei dipendenti, ma contribuisce anche a plasmare un ambiente lavorativo in cui il benessere e la valorizzazione personale sono al centro della strategia.
Interessante notare che, secondo le tendenze HR 2024 rilevate da Gartner, l’attenzione al cambiamento climatico diventa il nuovo benefit irrinunciabile per i dipendenti. Gli esperti di Gartner sostengono infatti che, man mano che gli eventi gravi legati al cambiamento climatico diventano sempre più diffusi e persistenti, le organizzazioni coglieranno l’opportunità per rendere la loro risposta e i piani di supporto dei dipendenti più espliciti e trasparenti. Tra questi benefit, per esempio, rientrano le auto aziendali elettriche, le biciclette aziendali o gli incentivi per l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili; i contributi per l’istallazione di pannelli solari nelle proprie case; la mensa rifornita da prodotti biologici a km 0.
In generale, comunque, possiamo dividere i fringe benefit in due macro categorie: fringe benefit monetari e fringe benefit non-monetari. Vediamole insieme.
Fringe benefit monetari
In questo gruppo rientrano i bonus e premi sotto forma di pagamenti aggiuntivi in denaro legati alle performance individuali o aziendali; la partecipazione agli utili dell’azienda; i contributi extra all’interno di programmi pensionistici aziendali.
Fringe benefit non-monetari
Questa categoria dei fringe benefit è certamente molto più ampia. In essa rientrano per esempio: le assicurazioni sanitarie; programmi di benessere aziendale come l’accesso a palestre, corsi di fitness, servizi di consulenza sulla salute mentale e training per la gestione dello stress o per smettere di fumare; la fornitura di servizi di asilo o assistenza per i dipendenti con figli; rimborsi spese per il trasporto; corsi di formazione, seminari e programmi di sviluppo professionale; e nell’era dello Smart Working anche fringe benefit quali copertura dei costi per connessione Internet o dispositivi tecnologici, e buoni pasto per il pranzo durante il lavoro da casa.
Vantaggi
Prevedere un ventaglio di soluzioni nella propria offerta retributiva genera vantaggi sia per i dipendenti che ne possono usufruire sia per le aziende, ma anche per il Paese. Secondo uno studio condotto da The European House – Ambrosetti l’aumento della soglia di detassazione sui fringe benefit avvenuto nel 2022 ha fruttato allo Stato ben 50 milioni di euro grazie alla spinta che i buoni acquisto hanno generato sui consumi.
Benefici per i dipendenti
Tanti e diversi sono i vantaggi per i lavoratori che ne possono usufruire. Questi vanno dal miglioramento del benessere finanziario, se pensiamo ai fringe benefit monetari, alla possibilità di accedere a cure sanitarie per sé e per la famiglia senza gravare pesantemente sulle finanze familiari, allo sviluppo professionale tramite l’accesso a corsi di formazione e programmi dedicati.
Benefici per le aziende
Oltre a essere una forma di retribuzione in natura, cosa che consente alle aziende diminuire il carico contributivo e fiscale rispetto a compensi monetari, in un mercato del lavoro fortemente competitivo, i fringe benefit fungono da strumenti strategici per attirare e trattenere talenti, migliorare la soddisfazione dei dipendenti e quindi il loro coinvolgimento e la loro motivazione. Che si traduce in un più alto livello di produttività.
Trattamento fiscale
Generalmente sono considerati reddito imponibile per il dipendente e quindi soggetti a tassazione. Il loro ammontare va determinato in base a criteri specifici, come il valore di mercato, sul quale poi si applica la tassazione. Come abbiamo visto, però, il trattamento fiscale dei fringe benefit prevede delle specificità.
Tassazione dei fringe benefit
L’art. 51 del TUIR stabilisce l’esistenza di un limite al disotto del quale il fringe benefit non concorre alla formazione del reddito, che, in via ordinaria, corrisponde a 258,23 euro. Al superamento di tal limite, il datore di lavoro deve assoggettare a tassazione e a contribuzione l’intero importo del beneficio. Questa regola viene applicata anche nelle eccezionali e temporanee ipotesi di innalzamento della soglia di esenzione.
Deduzione dei fringe benefit nel bilancio aziendale
Dal canto loro le aziende possono dedurre i costi associati alla fornitura di fringe benefit come spese aziendali, riducendo così la propria base imponibile. Per tale ragione i fringe benefit devono essere rilevati correttamente nella contabilità aziendale. La registrazione accurata delle spese è essenziale per riflettere correttamente il loro impatto finanziario.
Fringe benefit e Smart Working
Secondo gli ultimi dati censiti dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, lo Smart Working in Italia si consolida e torna a crescere. Nel 2023 gli smart worker nel nostro Paese si assestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022 e nel 2024 si stima saranno 3,65 milioni. In questo contesto emergono i fringe benefit introdotti per favorire un ambiente di lavoro virtuale più soddisfacente e motivante per i dipendenti.
L’importanza dei fringe benefit nel lavoro a distanza
I fringe benefit si presentano come strumenti essenziali per mantenere un legame solido tra azienda e dipendenti, anche a distanza. Dal supporto al benessere mentale per scongiurare il burnout all’offerta di strumenti idonei, ogni passo verso il sostegno dei lavoratori da remoto si tradurrà in team più felici e più produttivi che contribuiranno al successo a lungo termine dell’azienda.
Esempi di fringe benefit per il lavoro da casa
Tra i fringe benefit per chi lavora da casa i più comuni sono ad oggi la dotazione di tecnologie e attrezzature per ricreare un ambiente di lavoro domestico efficiente e al tempo stesso confortevole. Si va dunque dal laptop, alle cuffie, alla seduta ergonomica, arrivando poi alla copertura parziale o totale della connessione Internet e a contributi per le spese energetiche di luce e gas. Si passa poi ai buoni pasto, comparando chi lavora da casa a chi lavora in sede. Ma anche, una buona offerta di corsi online per promuovere lo sviluppo professionale a distanza e servizi di consulenza o programmi di supporto psicologico per affrontare lo stress e favorire il benessere mentale dei dipendenti che operano all’interno di ambienti fisici diversi da quelli ben organizzati che un ufficio può offrire.
Come introdurre i fringe benefit in azienda
Adottare questo tipo di bonus richiede una pianificazione accurata e una comunicazione trasparente per massimizzarne l’impatto positivo sui dipendenti.
Pianificazione dei fringe benefit
Il primo step da compiere per sviluppare una strategia efficace è quello di comprendere le reali necessità e preferenze dei dipendenti. A tal fine possono essere utilizzati sondaggi diffusi sulla popolazione aziendale e interviste mirate alle singole persone o a gruppi campione.
Segue poi la valutazione delle opzioni disponibili cercando un allineamento tra i feedback ricevuti dai dipendenti, la cultura aziendale, e, naturalmente, il budget a disposizione.
Selezionate le tipologie di fringe benefit da rendere disponibili ai lavoratori si andranno a definire le politiche aziendali relative all’accesso e alle condizioni di fruizione.
Comunicazione ai dipendenti
Una volta terminata la pianificazione è il momento di presentare in maniera chiara i fringe benefit da quel momento disponibili, spiegandone le caratteristiche, le modalità di utilizzo, i vantaggi offerti. Questo potrà avvenire attraverso i diversi canali di comunicazione a disposizione dell’azienda, come intranet aziendale, e-mail, incontri virtuali o materiale informativo cartaceo.
Potrebbe essere altresì utile ipotizzare l’organizzazione di sessioni informative per rispondere alle domande dei dipendenti e fornire ulteriori dettagli sui nuovi benefit. Assicurarsi che i dipendenti comprendano appieno i benefici offerti contribuirà a consolidare un ambiente lavorativo motivante e orientato al benessere.