People Strategy

Engagement sul lavoro, così la motivazione impatta sui risultati

Il coinvolgimento delle persone è fondamentale perché incide su riduzione dell’assenteismo e del turnover, aumento di produttività, fedeltà dei clienti e redditività del business. Ma il vero driver deve essere il capo, un leader gentile, che si prende cura dei dipendenti, li ascolta, fa coaching e li supporta nel raggiungimento degli obiettivi

Pubblicato il 24 Mar 2023

Engagement sul lavoro

81.396 sono le ore della nostra vita dedicate al lavoro in media. Non c’è nulla che facciamo più a lungo, escludendo il dormire. Inoltre, l’impatto che la qualità dell’esperienza di lavoro ha sul resto della nostra vita è molto forte. Purtroppo, il 60% delle persone è emotivamente distaccato al lavoro e il 19% è infelice e questo riflette sui livelli di engagement.

In Italia, il livello di engagement al lavoro è il più basso nel mondo, secondo Gallup. Il Global Workplace Report è il più dettagliato studio globale sulle percezioni della qualità dell’esperienza di lavoro secondo i dipendenti delle organizzazioni. Coinvolge 150.000 persone in 160 paesi. Dai dati del report 2022 emerge che i lavoratori italiani si presentano come tristi e rassegnati.

I dipendenti soddisfatti e felici rappresentano solo il 40%, il restante 60% delle persone risulta come infelice e inappagato e non pensa di ottenere un graduale miglioramento della propria posizione lavorativa. Si evince, pertanto, un coinvolgimento passivo del lavoratore nel proprio ruolo professionale. In dettaglio, il senso di appartenenza a livello globale si attesta al 21%, nell’area europea scende al 14% e in Italia solo il 4% dichiara di sentirsi realmente coinvolto dal lavoro che svolge.

Il coinvolgimento dei dipendenti è fondamentale per raggiungere i risultati perché è dimostrato essere fortemente correlato con la riduzione dell’assenteismo (-81%) e del turnover (-18%), l’aumento di produttività (+18%), qualità (+41%), fedeltà dei clienti (10%) e la redditività generale del business (+23%).

Engagement sul lavoro, qual è il ruolo dei capi

L’idea di compartimentare la vita, separandolo dal lavoro è parzialmente illusoria. Anche se il tuo capo non può chiamare o inviare email dopo le 18:00, probabilmente l’effetto dalla sfuriata del giorno prima durerà molto più a lungo dei suoi 10 minuti effettivi.

Cosa quindi peggiora la qualità del lavoro e induce al burn-out? Nell’ordine:

  1. Un trattamento scorretto;
  2. Un carico di lavoro eccessivo (continuativo);
  3. Una comunicazione poco chiara e trasparente da parte del capo;
  4. Mancanza di supporto dal capo;
  5. Richieste di consegne in tempi irragionevoli.

Il fil rouge è sempre il capo: i dati di Gallup dimostrano che il 70% della varianza del livello di engagement è spiegata proprio dal comportamento del superiore diretto.

La vera soluzione è semplice: avere, e essere, leader migliori al lavoro, capaci di ascoltare e fare coaching dei collaboratori, tessitori di ambienti di lavoro rispettosi, inclusivi e cui le persone si sentono protette e in crescita insieme. Servono manager capaci di integrare obiettivi, valori e nuovi modi di lavorare per aiutare le persone a diventare e dare il meglio che possono.

Engagement e nuovi modi di lavorare

Il lavoro ibrido che sta emergendo globalmente in modo preponderante influisce sulle dinamiche che determinano il livello di engagement, e quindi di performance, in molti modi. Qualche esempio:

  • Se il mio ruolo può essere fatto anche solo parzialmente da remoto e l’organizzazione non consente il giusto grado di flessibilità, l’engagement si abbassa;
  • Se il mio ruolo non può essere svolto da remoto per le sue caratteristiche intrinseche, mentre molti altri ruoli possono e sono supportati dalle policy aziendali, l’engagement diminuisce;
  • Se il mio lavoro si svolge soprattutto da remoto e si trasforma in una gabbia di connessione continua, l’engagement cala;
  • Se lavorando spesso da remoto, il livello di feedback continuo che ricevo dal mio manager diminuisce, mi sento escluso e isolato e questo riduce l’engagement;
  • Se la tecnologia e i comportamenti durante le riunioni ibride restringono la mia esperienza di contribuzione, l’engagement va giù;
  • Se sono costretto dalle policy aziendali ad essere presente in azienda ma i processi sono rimasti quelli di pre-pandemia e sono costretto ad essere sempre connesso ad altri tramite riunioni virtuali, l’engagement ne soffre;
  • Se da remoto la mia produttività aumenta ma il mio manager non è in grado di osservarla, misurarla e gratificarla, e magari non si fida, l’engagement sprofonda.

La trasformazione del modo di lavorare è davanti agli occhi di tutti perché impatta una larga fetta di chi lavora, direttamente, e indirettamente tutta la società. Sta cambiando il senso di cosa significa lavorare. È una trasformazione epocale in via di definizione sperimentale. Non cambiano certamente i bisogni fondamentali delle persone.

Il benessere e la felicità, lo stress e il burnout, dipendono da come sono soddisfatti o meno il bisogno di crescere professionalmente, socializzare in modo adeguato e sentirsi parte inclusa di una comunità di relazioni, essere remunerati ed avere una prospettiva finanziaria non precaria per il futuro, sentirsi bene fisicamente e psicologicamente in ambienti salutari e sicuri a 360°. I nuovi modi di lavorare forniscono nuovi modi di soddisfare questi bisogni che vanno capiti con apertura al cambiamento da parte di manager e collaboratori insieme.

Check-list per un efficace piano di engagement dei dipendenti sul lavoro

L’engagement aumenta la performance, ma la formula per aumentarlo è un target mobile. Nonostante ciò, un buon piano di engagement è basato su alcuni pilastri, dagli obiettivi cristallini alla meritocrazia, dalla digitalizzazione a uno stile manageriale inclusivo.

Approfondiscili l’argomento nell’infografica dedicata, scaricala qui

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