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Rudy Bandiera: «Le aziende devono dare informazioni che siano oggettivamente utili ai dipendenti»



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Qualsiasi rapporto aziendale si basa su continui scambi comunicativi: personalizzazione e semplificazione dei messaggi diventano una priorità, per scongiurare casi di overload informativi ed e-mail ignorate. Il punto di uno dei LinkedIn Top Voice Italy, che invita a riflettere sul valore delle piattaforme di infotainment e gaming

Pubblicato il 24 ott 2023

Veronica Franco

Digital Marketing Specialist, Digital Attitude



Rudy Bandiera

Giunti al terzo capitolo della rubrica: “(in)connessione: dialoghi digitali sulla comunicazione“, continuiamo il viaggio per capire come la comunicazione possa essere fondamentale in un’organizzazione e come ne coinvolga ogni parte. Lo facciamo immergendoci nel mondo dell’innovazione digitale e della tecnologia, dialogando con alcuni LinkedIn Top Voices.

Voce a Rudy Bandiera

Questa volta abbiamo parlato con Rudy Bandiera, autore di 5 libri, speaker a eventi, formatore, content creator e docente, nonché, ovviamente, LinkedIn Top Voice Italy.

Who's Who

Rudy Bandiera

LinkedIn Top Voice Italy, speaker, content creator e docente

Rudy Bandiera

Su quali argomenti ti concentri come LinkedIn Top Voice e perché hai scelto proprio quelli?

«Se devo essere sincero non ci sono degli argomenti sui quali mi concentro particolarmente, prediligo quelli che riguardano il futuro, l’innovazione e la comunicazione, magari collegandoli a temi di attualità. Diciamo che sono uno tendente prepotentemente alla noia; quindi, annoiandomi non posso verticalizzarmi troppo su un contenuto. Scelgo questi contenuti perché sono quelli di cui semplicemente mi sento di parlare e proprio per questo amo spaziare molto».

Se Rudy Bandiera fosse un supereroe per un giorno, quale superpotere sceglieresti e come lo utilizzeresti nel mondo del lavoro?

«Ti dò la risposta più banale del mondo: dato che mi stai dicendo “per un giorno” ti direi che in questo caso non lo utilizzerei per il lavoro, preferirei invece volare quindi quel giorno lì starei in giro a svolazzare per il mondo! Invece, se non ti si trattasse di un giorno solo, e dovessi utilizzarlo nel mondo del lavoro, penso che vorrei avere la capacità di intuire le tendenze future. Cercando di evitare l’effetto Cassandra ovviamente!».

Oggi la comunicazione è diventata un vero e proprio bisogno per ricostruire la relazione con le persone. Cosa ne pensi? Quali sono, secondo te, le priorità su cui i decision makers o una corretta governance della comunicazione dovrebbero ragionare?

«Per me c’è una sola priorità in questo momento: la semplificazione. Riuscire a semplificare al massimo i messaggi, che non significa banalizzarli ma renderli il più possibile comprensibili. Spesso avviene che le aziende e i professionisti hanno un approccio comunicativo troppo arzigogolato e complesso, per non esser da meno rispetto ad eventuali competitor. Tuttavia, non devi comunicare ai tuoi competitor, devi comunicare a persone che molto spesso non sanno nulla, citando il filosofo De Crescenzo “a volte mi sembra che i miei colleghi scrivano i libri più per i propri colleghi che per le persone”, ecco questo non va bene». 

Dal tuo punto di osservazione, riscontri questa tendenza? L’efficacia dei “canali tradizionali” della comunicazione d’impresa sta diminuendo?

«Io credo sia una questione soprattutto di overload informativo, siamo tutti in una dimensione di sovraccarico cognitivo. Da un certo punto di vista facciamo proprio fatica a capire dove dirigere la nostra attenzione, proprio in questi giorni stavo riflettendo sul fatto che mi arrivano centinaia di mail e newsletter tutti i giorni ma quante di queste mi sono veramente utili? Credo che ognuno abbia il suo modo di comunicare però bisogna capire bene il cosa e soprattutto comunicare meglio»

In che modo la personalizzazione dei contenuti sta diventando sempre più importante? Qual è il tuo punto di vista, anche alla luce di quello che sta succedendo con ChatGPT e l’Intelligenza Artificiale?

«La personalizzazione è proprio la rivoluzione del web, grazie agli algoritmi di personalizzazione, ad esempio, siamo in grado di vedere dei contenuti che ci interessano, tuttavia, questo genera anche dei giganteschi problemi come le echo chambers e le bolle dell’ego (ovvero vediamo solo quello che in qualche modo un algoritmo decide essere per noi utile) quindi la personalizzazione non è sempre solo positiva ma è anche l’unica strada. Credo ci sia soprattutto un tema di responsabilità personale e consapevolezza, le personalizzazioni esistono nel momento in cui ci sono degli algoritmi che ci mostrano quello che loro pensano vada bene a noi, se noi sappiamo questo smettiamo di essere assolutamente certi del fatto che le notizie e tutto quello che vediamo è vero. Inoltre, ChatGPT in qualche modo è spersonalizzazione, è uno strumento davvero straordinario e magnifico però è sempre molto “politically correct” e non ha delle vere e proprie opinioni».

Esperienze di Rudy Bandiera in merito a questo tema? Come pensi che le aziende stiano affrontando questa sfida?

«A questa domanda penso di poter far rispondere l’antropologo Yuval Noah Harari che in Homo Deus afferma che “un tempo avere potere significava avere accesso all’informazione, oggi avere potere invece significa saper cosa ignorare.” Questo è il grandissimo tema del nostro momento storico, le aziende devono capire che dobbiamo essere in grado di dare informazioni che siano oggettivamente utili alle persone che sono in azienda. Bisogna essere in grado di comunicare bene, altrimenti andiamo a generare quel rumore che diventa overload, che poi fa sì che le persone non leggano le mail e che le informazioni si perdano. Oggi la gente sa che ha potere quando sa cosa ignorare di conseguenza noi dobbiamo dargli cose che le persone non abbiano voglia di ignorare».

Last but not least… conosci già piattaforme digitali che innovano in questo settore?

«Non ho esempi che mi vengono in mente: però sicuramente la piattaforma twitch fa una comunicazione innovativa, non è un social network ma una piattaforma di intrattenimento. Qui sta la vera innovazione, nell’intrattenimento: l’infotainment dovrebbe diventare una chiave per tutte le aziende. Perché tu ti sciroppi un contenuto solo se ti dà utilità oggettiva o ti intrattiene: dobbiamo essere seri ma non seriosi! Poi ci sono anche tanti esempi di videogames verticali su determinati ambiti di business, dal mondo del gaming abbiamo moltissimo da imparare anche nell’ambito del business».

Ci sono oggi due livelli e piani di attenzione per la comunicazione: quello p2p (fra pari, ovvero orizzontale) che ha reti e canali formali (intranet, social) e informali (chat) e quello top-down di governance aziendale della comunicazione e relazione con le proprie risorse e persone (cross dipartimentale). Quest’ultimo è il vero punto critico oggi in ogni organizzazione aziendale, sia in termini di canali e strumenti nuovi per attirare attenzione e coinvolgere le persone, sia in termini di revisione dell’importanza, priorità e contenuti dei messaggi indirizzati alle persone. L’interesse e la personalizzazione del messaggio assumono un ruolo determinante per l’efficacia della comunicazione.

Grazie all’innovazione digitale è possibile utilizzare software che permettono di raggiungere questi obiettivi. Le nuove piattaforme aiutano infatti a colmare la distanza esistente tra le informazioni, i contenuti, le attività e i valori presenti all’interno delle organizzazioni con l’esperienza che di questi ne fanno, nel quotidiano, le persone. Un utile esempio è hi platform, un software SaaS e white-label: è l’informazione e la comunicazione ad arrivare alle persone e non viceversa. Con hi platform valorizzi la relazione con ogni persona o gruppo di persone attraverso messaggi contestuali e personalizzati che non solo catturano l’attenzione, ma incoraggiano anche all’azione e alle attività (approccio conosciuto come nudge-tech).

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