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UnitedForRespect: promuovere il rispetto in azienda, con metodo



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Una risposta contro abusi e molestie e un’affermazione della volontà di costruire una nuova cultura inclusiva: è questo che rappresenta U4R, l’iniziativa che ha coinvolto Methodos e Valore D, lanciata da quattro associazioni del comparto comunicazione e pubblicità – ADCI, UNA, OB e IAB -, per favorire un cambiamento positivo, basato sul riguardo verso l’individuo

Pubblicato il 8 nov 2023



United4Respect

Un’estate bollente e un autunno ad alta temperatura.

Non è solo una questione di termometro, a meno che non si voglia misurare in gradi centigradi la sempre maggiore insofferenza verso linguaggio sessista, gender gap, mancanza di inclusione…

Brevemente.

Giugno: le accuse di sessismo serpeggiante nelle chat di professionisti che lavorano in grandi agenzie, per lo più milanesi, e la querelle a colpi di carta bollata con l’Espresso.

Ottobre: gli infelici fuori onda dell’ormai ex compagno della presidente del Consiglio; lo sciopero delle donne in Islanda per la parità dei salari

È certo un tema culturale, che tuttavia richiama a una naturale? (il punto di domanda sorge ahimè spontaneo) esigenza di rispetto verso le persone, indipendentemente dal genere, e che porta le aziende tutte a riflettere sull’opportunità di esserlo finalmente e con tutti.

Cos’è UnitedForRespect

UnitedForRespect: questo è il nome dell’iniziativa che ci ha coinvolto direttamente, fin dalla “tempesta” estiva, con Valore D a fianco delle associazioni che rappresentano il comparto comunicazione e pubblicità: ADCI – Art Directors Club Italiano, IAB, OBE Osservatorio Branded Entertainment e UNA – Aziende della Comunicazione Unite.

UnitedForRespect è una risposta decisa contro gli abusi e le molestie e soprattutto una affermazione della volontà di costruire una nuova cultura inclusiva: le associazioni di riferimento del settore hanno, infatti, compreso che solo lavorando insieme si può favorire una reale inclusione, superando finalmente il gender gap.

Una chat sessista è solo stupida goliardia? È violenza psicologica? Dovrebbe essere oggetto di sanzioni all’interno dell’azienda o addirittura di denunce penali? È “normale” fare battute incrociando una o un collega nel corridoio per commentare ammiccando il suo modo di vestire o di camminare o, peggio, le sue caratteristiche fisiche?

Troppo spesso ci si limita a farne una questione di temperatura della sensibilità al problema da parte delle persone e dell’azienda, anche se le gradazioni di grigio sono molteplici.

Il metodo oltre l’emotività

Come Methodos, il nostro apporto al progetto sta nel suggerire e far adottare un corretto approccio metodologico al cambiamento necessario, per non perdere l’opportunità di una strada che aiuti le aziende – e ciò vale anche per quelle che non appartengono al settore comunicazione – ad andare oltre l’impatto emotivo e passare quindi dalla reazione alla costruzione.

Nello specifico, è stato creato un tavolo inter-associativo per attivarsi in modo coordinato e coerente sul tema del rispetto e per superare i comportamenti tossici nel settore.

Si è voluto quindi generare un terreno di consapevolezza sulla cultura dell’inclusività, con un focus sulla parità di genere, prevedendo azioni di ascolto, coinvolgimento e attivazione degli stakeholder in un programma di cambiamento culturale. Uno dei primi obiettivi di U4R sarà l’adozione di una carta di principi condivisi, accompagnata da campagne di comunicazione interna nelle aziende associate, condivisione e scambio di informazioni, e supporto alle proprie comunità.

La metodologia si basa sui 4 step fondanti di ogni percorso di cambiamento:

  • capisco: comprendo le ragioni e le implicazioni del cambiamento e lo prendo in carico;
  • desidero: identifico nel cambiamento motivazioni e aspiro a esserne parte attiva;
  • imparo: acquisisco le necessarie competenze e risorse per agire con successo il mio nuovo ruolo e i comportamenti attesi;
  • agisco: sviluppo un senso di responsabilità personale e collettiva per consolidare il nuovo modello organizzativo, così da generare risultati e valore concreti.

La prima azione è stata la misurazione del tasso di inclusività nel comparto, attraverso un sondaggio che ha coinvolto 500 professionisti/e, così da poter valutare in seguito gli effetti del cambiamento, da qui ai prossimi anni.

Dalle risposte è emersa una forte discrepanza fra livello di interesse per i temi “inclusione” e “parità di genere” da parte degli intervistati (valutazione: 8 su 10) e quanto si pensa che il settore della comunicazione/pubblicità sia realmente inclusivo (valutazione: 5 su 10).

Premesso che gran parte delle posizioni apicali nelle agenzie sono ricoperte da uomini, il settore non pare particolarmente attento al tema inclusion; infatti, emerge una bassa percezione del livello di diffusione dei temi inclusività e parità di genere. E forse questo può essere l’humus per comportamenti non idonei o addirittura tossici.

A questa prima fase di ascolto è seguito il lancio ufficiale del progetto, il 5 ottobre scorso al teatro Parenti di Milano. L’occasione era la rassegna IF! Festival della Creatività che quest’anno ha toccato anche altri ambiti legati alla creatività e alla comunicazione e, tra questi, responsabilità sociale e ambientale, welfare aziendale, equity, diversity e inclusion.

È stato organizzato un talk che ha rappresentato un momento di riflessione critica per condividere la proposta di un percorso che renda gli ambienti di lavoro rispettosi e capaci di valorizzare al meglio le diversità.

Il ruolo dei decisori

Si tratta di creare nuove relazioni all’interno dell’azienda e per farlo è necessario parlarne molto, e soprattutto ascoltare molto. E costantemente verificare quale sia il “percepito e vissuto” da parte delle persone, senza lasciare cadere il caso e il problema che è alla sua origine; solo così è possibile tracciare un vero percorso di inclusione

Negli anni abbiamo imparato che in questi percorsi nelle organizzazioni è cruciale l’impegno di tutti, del management e dei CEO in particolare. I temi sociali non possono restare fuori dal micro o macrocosmo lavorativo, che spesso tende a concentrarsi troppo su sé stesso, perdendo la percezione di ciò che accade fuori.

C’è un forte bisogno di voltare pagina e scrivere una nuova storia, focalizzata sui talenti, senza discriminazioni e con una cultura davvero orientata all’ascolto e alla valorizzazione di ognuno.

Questa storia, non ce lo nascondiamo, non può valere solo per le aziende di comunicazione; ogni impresa è chiamata a sviluppare la consapevolezza del tema e degli impatti che questo ha sul suo business, sulla sua reputazione e soprattutto sulle sue persone.

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