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Lavoro flessibile: che cos’è e quali sono i principali vantaggi



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All’indomani dell’emergenza sanitaria, il mondo del lavoro è cambiato per sempre. Le persone vogliono tornare a tessere rapporti sociali, ma non sono più disposte a rinunciare al tempo per sé e al work-life balance. Le imprese sono chiamate a soddisfare queste richieste dei collaboratori, soprattutto più giovani, e a gestirne produttività e organizzazione

Pubblicato il 23 mag 2023



Lavoro flessibile

Il lavoro flessibile è il must del lavoro moderno. Un’offerta di lavoro che non prevede orari flessibili sarebbe scartata dal 37% delle persone in Europa, e se non ci fosse la possibilità di scegliere da dove lavorare la rifiuterebbe il 28%, ha rivelato lo studio “State of hybrid work Emea 2022” di Owl Labs. Il 28% del campione (10.000 europei con lavoro a tempo pieno in Uk, Germania, Francia, Paesi Bassi e Scandinavia) direbbe di no a un’offerta di lavoro se li costringesse a stare in ufficio a tempo pieno. C’è di più: il 69% degli intervistati si è detto disposto ad accettare una riduzione dello stipendio in cambio di un orario flessibile.

In Italia, ha svelato il Randstad Workmonitor 2023, la flessibilità di orario è rilevante nel lavoro attuale o futuro per l’83% degli italiani, quella di luogo per il 72%. La mancanza di flessibilità è un buon motivo per rifiutare una nuova offerta di lavoro, nel 35% dei casi per l’orario, nel 33% per luogo. Per il 23% degli intervistati è stata la ragione per lasciare il posto di lavoro precedente.

Il nuovo Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano conferma l’andamento: l’11% dei lavoratori italiani ha cambiato volontariamente lavoro negli ultimi 12 mesi; la prima motivazione è la ricerca di migliori condizioni economiche ma la seconda, in crescita rispetto allo scorso anno, è l’esigenza di maggiore flessibilità nell’organizzare il proprio orario lavorativo.

È evidente che la flessibilità è diventata un fattore cruciale per motivare i dipendenti e per trattenere e attrarre talenti. La pandemia ha rappresentato, da questo punto di vista, il vero punto di svolta, perché ha permesso ai lavoratori di apprezzare i vantaggi dello Smart Working, pur con le criticità di una digitalizzazione repentina delle attività quotidiane e di una connessione “always on” ad alto impatto per la vita privata. Anzi, proprio l’equilibrio tra lavoro e sfera personale si è imposto come irrinunciabile per il lavoratore flessibile.

In Italia, secondo il Randstad Workmonitor 2023, il 58% delle persone non accetterebbe un lavoro che influisse negativamente sul work-life balance e il 33% afferma di aver lasciato il precedente lavoro perché non si adattava alla sua vita personale (39% nella fascia 18-24). Il fattore più importante per gli italiani nel lavoro è l’equilibrio con la vita privata, indicato dal 96% del campione, seguito dalla retribuzione (95%), dalla sicurezza del lavoro (91%) e dalla flessibilità di orario (83%).

Che cosa s’intende per lavoro flessibile?

Secondo la definizione fornita da Randstad, “con il termine flessibilità, in ambito professionale, si fa riferimento a rapporti di lavoro alternativi alle forme tradizionali che prevedono orari standard e sedi fisse. Cambiano il quando e il dove si può lavorare”. Il lavoro flessibile è favorito e semplificato dalla costante innovazione digitale, che consente di beneficiare di forme di lavoro come lo Smart Working o il work-from-anywhere.

Nel citato sondaggio di Owl Labs, in Emea i primi 4 benefit che verrebbero considerati in un’offerta di lavoro sono: orario flessibile (37%), settimana lavorativa di 4 giorni (37%), giorni di ferie illimitati (27%) e sede flessibile (25%).

Quali sono le forme di lavoro flessibile?

Il lavoro flessibile è una forma alternativa alle tradizionali 40 ore settimanali da svolgere in ufficio o in azienda. La flessibilità del lavoro, in tal senso, può essere ricondotta a forme contrattuali che non prevedono un rapporto di tipo indeterminato tra azienda e lavoratore, o a modalità di prestazione lavorativa che consentono al lavoratore di svolgere la propria attività in autonomia dal punto di vista degli orari, della sede e della programmazione del proprio lavoro.

Queste modalità includono:

  • il contratto di somministrazione, a tempo determinato o indeterminato;
  • il lavoro part-time;
  • il lavoro a chiamata o intermittente;
  • il contratto di lavoro ripartito o job sharing, in cui due lavoratori eseguono una sola obbligazione di lavoro nei confronti dello stesso datore di lavoro;
  • il lavoro autonomo (o freelance), in cui il lavoratore svolge in autonomia le proprie mansioni, senza vincoli di subordinazione e dietro erogazione di un corrispettivo;
  • lo Smart Working, un rapporto di lavoro subordinato in cui il dipendente lavora per obiettivi, senza vincoli di orario o luogo;
  • il telelavoro o lavoro da remoto, altra forma di lavoro in cui il dipendente viene incentivato a lavorare per obiettivi e a scegliere liberamente la sua sede di lavoro, nonostante sia vincolato ai classici orari di ufficio.

Quali sono i vantaggi del lavoro flessibile?

La flessibilità può rivelarsi un vantaggio non solo per i dipendenti, ma anche per le aziende.

Questo approccio, infatti, risponde ai desideri e alle necessità dei lavoratori e, di conseguenza, favorisce una maggiore soddisfazione professionale, un maggior livello di engagement e un maggior livello di attrattività dell’azienda nei confronti dei migliori talenti sul mercato, il tutto con ricadute positive sull’employer branding, la produttività e la competitività dell’azienda.

Dal punto di vista delle persone, i due vantaggi chiave sono la possibilità di lavorare in modi che si adattano alle esigenze personali e il miglior equilibrio tra vita professionale e privata che ne consegue. Basti pensare al tempo risparmiato per lo spostamento casa-lavoro, o alla possibilità di prendersi cura più da vicino dei figli.

I benefici per le aziende sono una diretta conseguenza di quelli del lavoratore: meno stress e una migliore employee experience si traducono in maggiore produttività, motivazione e capacità dia talent attraction and retention.

Un altro vantaggio notevole della flessibilità lavorativa – come evidenziano gli specialisti di Adecco – è che rende più probabile avere team di lavoro che comprendono persone con età, contesti familiari, abilità e provenienze diversi. Ne deriva una maggiore eterogeneità di pensiero e creatività.

L’attrattività verso i talenti resta il beneficio di spicco, viste le esigenze chiaramente indicate dai lavoratori in Italia e in tutta Europa.

Infine, un altro risvolto positivo non sempre immediatamente evidente, ma altrettanto importante, riguarda la Customer Experience e la Customer Satisfaction: la flessibilità che si traduce in produttività e soddisfazione dei dipendenti consente alle aziende di poter contare su persone motivate a fare bene anche nella relazione con i clienti finali.

Lavoro flessibile in Italia

Secondo i dati dell’Istat relativi al 2020, il 13,6% dei lavoratori italiani aveva un contratto di lavoro flessibile, il che include sia i lavoratori con un contratto a termine sia quelli con un contratto a tempo parziale.

In Ue, una ricerca di Remote su dati Eurostat e Statista afferma che, nel 2022, il 30% delle persone ha lavorato regolarmente da casa in modello full remote o ibrido. Il Paese con la percentuale più alta è l’Olanda (65%). Nel 2020 la media era del 12,3%.

Nonostante il tema della flessibilità stia diventando sempre più centrale nelle considerazioni dei lavoratori italiani, secondo il Randstad Workmonitor, sono tante le aziende che non ne hanno recepito la rilevanza. Le imprese italiane non soddisfano le aspettative dei lavoratori, nonostante un miglioramento, svela il report 2023 dell’aziende del recruiting. Il 45% delle organizzazioni offre flessibilità oraria (e il 27% l’ha introdotta nell’ultimo anno), ma l’Italia resta 8 punti sotto la media globale. Il 44% delle aziende offre flessibilità di luogo (e il 25% l’ha introdotta nell’ultimo anno), 6 punti in meno rispetto alla media globale.

Le sfide da affrontare

Il lavoro flessibile è la nuova normalità, ha concluso lo studio “The digitally enabled workforce of the future” di Ert.eu (European round table of industrialists), basato sui dati delle aziende associate (una cinquantina dei maggiori gruppi industriali europei). La maggior parte delle aziende preferisce un ambiente di lavoro ibrido, con una combinazione di lavoro da remoto e presenza fisica in ufficio, e valuta importanti le giornate in presenza per condividere i valori aziendali e coltivare una cultura di collaborazione. I sondaggi condotti tra i dipendenti delle aziende parte di Ert hanno rivelato una domanda altissima di lavoro ibrido a lungo termine, con una preferenza del lavoro remoto, anche transfrontaliero.

La flessibilità, infatti, va oltre il semplice lavoro a distanza per includere la flessibilità nell’orario di lavoro e la possibilità di lavorare da luoghi diversi da casa o dall’ufficio, inclusi i Paesi esteri.

Alcune imprese hanno fatto notare la difficoltà di dare flessibilità a chi lavora sul campo e stanno studiando dei modi per offrire anche a questi dipendenti in vantaggi del lavoro flessibile, ad esempio attraverso un maggiore controllo sulla pianificazione dei turni. Nel frattempo il ruolo dei team leader e dei manager deve evolversi, poiché guidare e gestire team ibridi è più complesso.

Altro trend evidenziato è quello della creazione di linee guida aziendali sul lavoro flessibile: lo cominciano a fare diverse organizzazioni per garantire un certo grado di coerenza anche con la forza lavoro parcellizzata e in cui la dimensione local prende il sopravvento di quella global. Molte delle aziende intervistate hanno pubblicato best practice o toolbox su come sfruttare al meglio il lavoro ibrido, toccando questioni quali la collaborazione, la gestione e l’uso efficace degli spazi di lavoro.

Tra le soluzioni per gestire al meglio la flessibilità sul lavoro ci sono gli strumenti digitali, come le tecnologie UCC, il cloud, le piattaforme web-based e le app, che permettono la collaborazione tra team che lavorano insieme in orari e luoghi diversi, aiutano nell’onboarding dei nuovi dipendenti e nel coinvolgimento di tutte le persone, supportano la formazione continua e il dialogo e anche l’organizzazione dei turni nelle sedi fisiche.

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